Accogli, Signore, i nostri doni,
in questo misterioso incontro
tra la nostra povertà
e la tua grandezza.

“Chi sei Tu, e chi sono io? Chi sei Tu, e chi sono io?” ripeteva San Francesco, preso dalla preghiera nella contemplazione di Dio. Noi siamo poveri, piccoli, miseri, Egli è immensa grandezza e Amore.

C’è un passo della liturgia che ce lo ricorda, una bellissima preghiera che si innalza a Dio durante l’offertorio e che è stata messa in musica dai Gen verde:

Accogli, Signore, i nostri doni,
in questo misterioso incontro
tra la nostra povertà
e la tua grandezza.

Noi ti offriamo le cose
che tu stesso ci hai dato
e tu, in cambio, donaci…
donaci Te stesso.

Tutto viene da Te, che sei Padre: noi ti possiamo offrire nient’altro che ciò che tu ci hai dato… “e tu donaci in cambio te stesso”.*

Ancora? Non è un paradosso, dare, dare e sempre dare? Dio con noi ci rimette sempre, ma è felice proprio perché è amore gratuito. È quando amiamo qualcuno a fondo perduto che ci sentiamo ricchi dentro, e divinamente felici.

Vostra sorella “Si naturale”

Link ad un altro articolo musicale: https://www.legraindeble.it/nelle-tue-mani/

* Un più recente commento della stessa autrice: È un invito alla gratitudine: restituire a Dio tutto quello che da Dio ci è stato donato, cioè tutto ciò che di buono possiamo essere e fare nella nostra vita. “Noi ti offriamo le cose che tu stesso ci hai dato”, diciamo in una preghiera dell’offertorio; e prosegue: “e Tu, in cambio, donaci Te stesso”. Una frase che per me è sempre sconvolgente: noi ti regaliamo un regalo che già ci hai fatto tu (ma a chi mai piacciono i regali riciclati? Solo a Te poteva piacere, accontentarti di qualcosa che Tu stesso hai fatto per noi!). E, continua, Tu in cambio donaci… non una cosa, non una casa, non degli altri beni, ma la tua stessa persona nell’Eucaristia! “E tu in cambio donaci Te stesso”.

Dio non smette mai di donarsi. Lo troviamo nel bacio di un raggio di sole del mattino, nella carezza delle goccia di pioggia sul nostro viso, in ogni Eucaristia quotidiana che, come un cortocircuito spaziotemporale, rende di nuovo presente lo spezzare del pane e del suo corpo di duemila anni fa. Dio non smette mai di donarsi gratuitamente, senza misura, senza limite se non quello della nostra libertà. Qual è la nostra immagine di Dio in noi? a volte offuscata, arrugginita, polverosa? Siamo disposti a lasciarci amare e a diventare lo specchio della sua trasparenza e della sua pace?

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