Lunedì abbiamo iniziato a conoscere l’ultimo libro di Don Cosimo Schena: “Dio è il mio coach“, che come mi piace definire è un “breviario social” che può illuminare le esistenze di ognuno di noi. Un libro che ha anche il pregio di ospitare la prefazione di Padre Lucio Ruiz, segretario per il Dicastero per le comunicazione della Santa Sede. Torniamo a noi e alle domande al prete italiano più seguito sui social.

“Dio è il mio coach”: non solo belle storie

Rieccoci Don, il tuo non vuole essere solo un insieme di belle storie, di narrazioni edificanti ma anche un manuale per una vita più bella, più piena, più felice. Cosa ti ha fatto intuire che le persone avessero questo bisogno di mettere in pratica quello che avevano letto nelle storie precedenti?

Ho notato che molte persone cercano non solo ispirazione, ma anche strumenti pratici per migliorare la loro vita. Le storie e le narrazioni del libro sono accompagnate da consigli pratici che i lettori possono applicare nella loro vita quotidiana per raggiungere una maggiore consapevolezza e realizzazione. Durante i miei incontri, ho visto come le persone desiderino concretizzare gli insegnamenti ricevuti, trasformando le parole in azioni. Questo bisogno di mettere in pratica ciò che si è appreso è un segno di una ricerca autentica di cambiamento e crescita personale, e il libro vuole essere una guida in questo percorso.

L’importanza della comunicazione relazionale

C’è un consiglio evangelico che torna più volte nel volume e che si traduce nell’esortazione, all’interno delle relazioni di qualsiasi genere, ad avere una comunicazione aperta, sincera ed onesta. Come mai questa insistenza? Credi che viviamo in un periodo storico che soffre un po’ su questa dimensione di dialogo?

Credo fermamente che la comunicazione aperta, sincera ed onesta sia fondamentale per costruire relazioni sane e significative. Viviamo in un periodo storico in cui la comunicazione è spesso superficiale e frammentata. Promuovere un dialogo autentico può aiutare a superare queste barriere e a creare connessioni più profonde. La mancanza di comunicazione autentica può portare a incomprensioni, conflitti e isolamento. Insistere su una comunicazione aperta significa incoraggiare le persone a esprimere i propri sentimenti e pensieri in modo chiaro e rispettoso, creando un ambiente di fiducia e comprensione reciproca. Questo è essenziale non solo nelle relazioni personali, ma anche nella società in generale.

Verso una piena presenza…

Prete, psicologo, filosofo e poeta, mille ed uno impegni ogni giorno ma riesci ad essere presente per tutti sui social? Cosa ti spinge a fare ciò? Dove trovi la forza? E cosa significa per te essere un missionario digitale?

Essere presente sui social mi permette di raggiungere un pubblico più ampio e di condividere messaggi di speranza e ispirazione con persone che altrimenti non avrei mai incontrato. Trovo la forza nella mia fede e nella passione per aiutare gli altri. Essere un missionario digitale significa utilizzare le tecnologie moderne per diffondere valori positivi e supportare le persone nel loro cammino spirituale e personale. I social media offrono una piattaforma unica per connettersi con persone di diverse culture e background, e per offrire sostegno e guida in tempo reale. La mia presenza online è motivata dal desiderio di essere una fonte di luce e speranza in un mondo spesso caotico e incerto, e di utilizzare ogni mezzo disponibile per fare del bene.

L’intervista è terminata ma non la gioia di queste chiacchere tra amici, uniti da un’unica passione “dire Dio” ovunque, anche sul digitale.

Ci si legge fra qualche settimana, se nel frattempo hai trovato questo articolo interessante, puoi trovarne altri qui: legraindeble.it

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