Maria, Mater Ecclesiae. Il volto materno della comunicazione della grazia è una riflessione del Prof. Lanni Cristian sull’istituzione della memoria liturgica obbligatoria di Maria, madre della Chiesa.

Con un Decreto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del 3 marzo 2018 il Santo Padre Francesco ha istituito, inserendola nel Calendario Romano, la memoria liturgica obbligatoria di Maria madre della Chiesa, fissandola al lunedì immediatamente successivo la solennità di Pentecoste.

Il Decreto del Pontefice reca la data dell’11 febbraio, giorno del centosessantesimo anniversario delle apparizioni di Lourdes. Cercheremo di capire, nelle pagine che seguono, le origini di questo titolo mariano e le ragione del profondo legamene con lo Spirito Santo.

Le ragioni della fede

La prima ragione che ha spinto il Pontefice ad istituire questa memoria liturgica, la si legge immediatamente alle prime righe del Decreto stesso, è quella della forte venerazione per la Madre di Dio che, dunque, non poteva non tenere conto la figura della maternità di Maria, assieme madre di Dio e, appunto, della Chiesa [1]. Dunque, la ratio su cui poggia questa decisione è indubbiamente l’avvenuta maturazione della fede e della venerazione liturgica riservata a Maria, susseguente ad una sempre, miglior comprensione della sua presenza e compartecipazione al mistero di Cristo, anzitutto, e della Chiesa [2].

Una maturazione, perché già nel 1964 il Pontefice Paolo VI, nella promulgazione della Costituzione Lumen Gentium aveva riconosciuto a Maria il titolo di Madre della Chiesa, ratificando ciò che da duemila anni di storia della cristianità il Popolo di Dio già viveva e avvertiva forte. Sin da Giovanni ai piedi della Croce [3], tutti hanno sempre riconosciuto il profondissimo legame tra la Madre di Dio e i discepoli del Cristo, tra Maria e la Chiesa. Dopo aver consegnato la propria Madre ai discepoli, in Giovanni, e questi alla Madre, sapendo che ormai tutto era compiuto, morendo Gesù consegna lo spirito in vista della vita della Chiesa, suo mistico corpo. Infatti, dal fianco di Cristo addormentato sulla Croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa [4]. E proprio nella dinamica di comunione tra Redentore e redenti, si innesta la missione materna di Maria.
Come ricorda il brano evangelico [5], assieme alle letture [6] scelte per la messa votiva de Sancta Maria Ecclesiae Matre approvata dal Dicastero per il Culto Divino nel 1973, in vista dell’Anno Santo della Riconciliazione del 1975 [7].

Maternità fisica e spirituale di Maria

La decisione del Papa, dunque, rientra a pieno titolo nella considerazione altissima della maternità di Maria, non già solo fisica, ma anche spirituale, che dall’attesa dello Spirito a Pentecoste mai ha smesso di curarsi maternamente della Chiesa pellegrina, nel tempo.

E proprio in ragione di quanto detto, questa memoria liturgica pare saldamente ancorata a due momenti evangelici: da un lato la presenza di Maria sotto la croce, cui tramite Giovanni è affidata la maternità dei discepoli del suo Figlio e poi la presenza di Maria nel momento di slancio missionario vivificante della Chiesa: la Pentecoste. Questa memoria ci ricorda che anche la vita dei cristiani deve essere salda alla Croce e vivificata dallo slancio dello Spirito, proprio come Maria.

Le principali tappe storiche e teologiche della memoria liturgica

È Paolo VI il primo Pontefice ad assegnare alla Madre di Dio il titolo di Madre della Chiesa, il 21 novembre 1964 a conclusione della terza sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Tale titolo fu poi dal medesimo Pontefice, richiamato nell’allocuzione conclusiva del Concilio il 7 dicembre 1965, quando ebbe a dire «Imploramus auxilium Beatae Mariae Virginis, Matris Christi, quae a Nobis etiam Mater Ecclesiae est appellata» [8], utilizzando il medesimo appellativo utilizzato per la pubblicazione della Lumen Gentium. Il titolo era stato annunciato ufficialmente durante l’Udienza generale del 18 novembre del 1964 e dichiarato il successivo 21 novembre.

Certamente, però il dibattito sul titolo mariano è ben lungi dall’essere nuovo nella storia della Chiesa. Già i Padri ne discutevano; per la tradizione patristica e medievale, infatti Maria era la Madre del popolo nuovo [9], la terra nella quale è stata seminata la Chiesa, riconoscendo tra Maria e la Chiesa una comunicatio idiomatum, ovvero una perfetta reciprocità: La Chiesa è Madre di Maria, ma anche Maria è Madre della Chiesa: «ater igitur Ecclesia Mariae; et Maria mater Ecclesiae» [10].

Questo senza che Gesù cessi di essere il solo capo della sua Chiesa e anzi nella riaffermazione che Maria fa parte della famiglia dei redenti e che tutte le sue grandezze le derivano dalla redenzione di Cristo. Certamente il titolo potrebbe prestare il fianco ad ambiguità interpretative. Per quanto riguarda il gioco linguistico, infatti, è chiaro che il termine «Madre» deve essere preso non in senso univoco, ma analogico. Maria non è Madre della Chiesa come lo è del Figlio. Non è generando fisicamente Cristo, che Maria genera allo stesso modo la Chiesa.

Maria congiunta a Cristo e alla Chiesa

Tuttavia, Maria è Madre della Chiesa perché è Madre del Cristo, e cioè nell’ordine della grazia. La maternità, infatti, è una relazione con fondamento reale che congiunge Maria e il Cristo da una parte, Maria e la Chiesa dall’altra: «Ma tra l’una e l’altra parte si definiscono caratteristiche e aspetti specifici, modificanti la relazione stessa di maternità e determinanti in Maria un diverso modo di essere Madre nei confronti del Cristo e nei confronti della Chiesa. Fisicamente nel primo caso spiritualmente nel secondo. E tuttavia nell’uno e nell’altro le conviene sempre il medesimo nome di Madre se pur a titolo diverso» [11].

Il procedimento analogico diventa più chiaro se spostiamo l’attenzione sul concetto di Madre predicato sia della Chiesa, sia di Maria. La Chiesa è chiamata la madre di tutti i fedeli, la nostra santa madre. Di Maria si dice a sua volta che è la Madre dei fedeli e quindi madre della Chiesa.

In entrambi i casi il discorso si fonda sull’analogia di funzioni materne nell’ordine della grazia: una relazione di maternità unisce Maria alla Chiesa ed entrambe ai fedeli. Per questo il capo VIII della Lumen Gentium, pur non riportando apertamente il titolo, ne riafferma comunque tutto il suo contenuto, quando chiama Maria «mater membrorum Christi» [12], «mater Christi et mater hominum maxime fidelium» [13], «mater nobis in ordine gratiae existitit» [14].

Il legame tra Maria e lo Spirito Santo

L’ultimo tratto che vorremmo brevemente analizzare è la scelta operata in ordine alla collocazione della memoria liturgica obbligatoria di Maria Madre della Chiesa. Il lunedì immediatamente successivo a Pentecoste. Con questa scelta, il Pontefice Francesco, ha voluto rinsaldare apertamente il legame già conosciuto e proclamato tra Maria e lo Spirito Santo, affermando in un certo modo, di nuovo, che Maria stessa riflesso dell’opera dello Spirito.

La Vergine e lo Spirito santo sono intrinsecamente uniti nell’intima e al contempo visibile unione che genera Cristo, il segno dell’unione è, infatti, la stessa Incarnazione. In ragione di ciò Maria è anche lo strumento che ci permette di scoprire l’opera santificatrice dello Spirito sugli uomini, quando questi si lasciano guidare da Lui.

Come detto, l’unione tra Maria e lo Spirito genera Cristo, nell’Incarnazione. Ma questa opera non si limita solo all’atto puntuale, bensì si estende in una intrinseca continuazione dell’unione stessa che opera per il durare della vita terrena di Cristo ed anche nel prosieguo, congiungendo inscindibilmente la Madre all’opera e alla missione del Figlio che agisce con l’azione dello Spirito Santo e la cooperazione di Maria.

Questo intendeva Benedetto XVI nel Regina Coeli della Pentecoste del 2010, affermando che « non c’è Chiesa senza Pentecoste e non c’è Pentecoste senza la Vergine Maria». Questa semplice ma profondissima affermazione del Pontefice è comprensibile in tre dimensioni.

Prima dimensione

La prima: in Maria troviamo una maestra di preghiera che è via diretta allo Spirito Santo. Maria non ha compreso a pieno l’opera dello Spirito in Lei, ma ha agito per accettazione di fede.

Il «sì» della Vergine, almeno all’inizio delle sua storia, non fu certamente accompagnato dalla piena comprensione di ciò che le veniva domandato. La sua accettazione è stata frutto di una fede profonda e radicata. Lo spirito di ogni cristiano orante deve farsi prossimo a quello di Maria. Incominciando dall’accettazione per fede a poco a poco ha meditato nel suo cuore su tutta quella saggezza che il Padre le ha permesso di conoscere, lasciando agire in sé solo lo Spirito Santo.

È per questo che Maria doveva camminare nello Spirito, doveva entrare progressivamente nella conoscenza del Regno che suo Figlio ha instaurato nel mondo, e ciò è possibile solo in un vero cammino di preghiera. La vetta di questo cammino spirituale si trova nell’attesa della Pentecoste. Maria è lo strumento perfetto dello Spirito, trasmettendo il suo desiderio dell’ausilio dall’alto e implorandolo sulla Chiesa nascente.

Seconda dimensione

La seconda dimensione è quella della pienezza di grazia. Nel primo capitolo del Vangelo di Luca, l’Arcangelo saluta Maria, appellandola come piena di grazia, ovvero ricolma dello Spirito di Dio.

Per un così sublime annuncio era certamente necessaria una pienezza della fede che potesse dare una risposta ferma alla chiamata della volontà divina: questo può germogliare solo dalla grazia di Dio. Questa grazia, per e in cui Maria è stata scelta, è quello che professa il dogma dell’Immacolata Concezione quando afferma che Maria è stata preservata immune da ogni macchia di peccato fin dal primo istante del suo concepimento per una singolare grazia di Dio. per tale ragione, nell’esempio e nella vicinanza alla Madre di Dio, ci accostiamo anche alla pienezza dello Spirito che ha operato in Lei e che opera in ogni uomo che lo accoglie, nel cammino di grazia e per conoscere e amare il Figlio e il Padre.

Terza dimensione

Terza dimensione. In Maria è il cuore della Chiesa. È chiaro che Gesù ha dato a Pietro il primato apostolico nella Chiesa, ma Maria, essendo consegnata da suo Figlio come madre del discepolo e in Lui come Madre della comunità nascente, diventa il cuore della Chiesa. È questo che ha permesso che, dai Padri della Chiesa e dai teologi del passato, fino al magistero attuale, si identificasse Maria come prototipo della Chiesa, perché in lei si scopre la testimonianza di fede, fedeltà, coraggio abnegato, servizio e dedizione, di permanenza nello Spirito.

Per l’azione dello Spirito Santo che opera in Maria e con Maria, la maternità della Vergine da fisica si fa spirituale e adottiva e da individuale si fa comunitaria ed ecclesiale. Il titolo di  Madre della Chiesa rivela, tra l’altro, la volontà del Padre di attribuire alla donna la più ampia influenza sulla formazione ed espansione della comunità ecclesiale. Evidenzia il ruolo di Maria come donna e come «madre amatissima» [15].

Questo aspetto di amore tra Maria e la Chiesa come fondamento della relazione materna era già stato indicato dalla tradizione teologica, quando affermava: «Illa est ergo nostra Mater verissima, quae nos maxime dirigi» [16]. Nella maternità di Maria, Dio Padre ha voluto dare un volto materno alla comunicazione della grazia nella Chiesa. Inoltre, col suo cuore di Madre, Maria diventa nella Chiesa e per la Chiesa l’espressione dei sentimenti del Padre nei confronti dei propri figli nel Figlio. Infine il Padre, origine prima della maternità di Maria, diventa il termine ultimo verso cui conduce tale maternità ecclesiale di Maria. Questo ci dice la memoria liturgica di Maria Madre della Chiesa.

Prof. Cristian Lanni

Altri articoli sul tema della liturgia a cura del prof. Lanni sono presenti nella nostra rubrica: ABC liturgico.

Note

[1] cfr. Congregatio de Culto divino et Disciplina Sacramentorum, Decretum de celebrazione Beatae Mariae Virginis Ecclesiae Matris in Calendario Romani Generali, diei 11 februarii 2018, in Bollettino della Sala Stampa Vaticana, B0168 del 3 marzo 2018.

[2] cfr. LG, VIII.

[3] cfr. Gv. 19, 26-27.

[4] cfr. SC 5.

[5] cfr. Gv. 19, 25-34.

[6] tratte da Gen. 3 e da At. 1.

[7] cfr. Notitiae, 1973, 382-383.

[8] cfr. Paulus PP. VI, Homilia ad Patres Conciliares Habita a Summo Pontefice Missae celebrazione peragente in ultima Oecumenicae Synodi publica sessione in qua declaratio de libertate religiosa decreta de activitate mossionali ecclesiae et de presbyterorum ministerio et vita Constitutio pastorali de Ecclesia in mundo huius temporis approbata et promulgata sunt, in URL://www.vativan.va (31.05.2023).

[9] cfr. H. De Lubach, Meditazione sulla Chiesa, Roma 1955, 414.

[10] Distinctionum monasticar. lib. III de Matre, in J.B. Pitra, Spicilegium Solemense, Akad Druk – U. Verlagsanstalt Graz 1963.

[11] B. Gherardini, Mater Ecclesiae, in Sacra Doctrina, 18 (1973), 145-184.

[12] LG 53.

[13] LG 54.

[14] LG 61.

[15] LG 53.

[16] Distinctionum manasticar. lib. III, 130, 30- 131,3.

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