Nicola Perin, “il mediano di Dio”, è il santo nascosto di oggi. Un giovane che tanti ricordano in questo modo, perché, come da mediano nello sport del rugby dà tutto per la squadra, così nella vita dà tutto per Dio, fino alla fine.
Nasce il 2 febbraio 1998 e cresce insieme a mamma Adriana e papà Roberto in un comune di Rovigo. Sin da ragazzino si dimostra pieno di interessi, curioso, attivo. Al catechismo desidera conoscere Gesù e approfondire la fede cristiana; non gradisce che i compagni fanno confusione, perché lui vuole davvero ascoltare le catechiste.
L’adolescenza
Nicola cresce sereno, ama andare a pesca con il papà e in bicicletta, ma la sua più grande passione è quella per il rugby. Il suo ruolo è quello del mediano di mischia e spesso dice che “non è facile la vita del mediano”: bisogna stare in mezzo al campo, dove il gioco si fa più duro, a recuperare palloni. Si fatica, si soffre, “si lavora sui polmoni” e si “segna poco”; “si passa la palla a chi finalizza il gioco” e i meriti vanno a qualcun altro.
Questo ruolo assunto in campo si rivelerà emblematico anche per la sua esistenza. Nicola, che non potrà realizzare tutti i suoi sogni, “passerà la palla della fede” e farà da intermediario tra tanti giovani e il Signore. Da qui il soprannome di “mediano di Dio”.
Riceve la cresima credendoci veramente. È un ragazzo coscienzioso e si dispiace quando vede qualcuno che non mette a frutto i suoi talenti: è convinto, infatti, che ogni persona abbia dei doni che non vanno sprecati. Non comprende perché si debba perdere tempo e salute con abitudini insane. Lui stesso si sentiva sempre in cammino.
La scoperta della malattia
A 15 anni, dall’oggi al domani, sulla famiglia cade una diagnosi infausta: Nicola ha la leucemia. Occorre subito iniziare le chemioterapie. Nicola piange per giorni, senza trovare conforto in nulla. I genitori si sentono del tutto impotenti…
È in quel periodo, però, che la fede di Nicola vive uno slancio. Inizia a pregare Gesù di sostenerlo, proteggerlo. Lo prega intensamente, come non aveva mai fatto prima.
Il giovane ha deciso che non subirà la malattia, la sfiderà. E che, in ogni caso, troverà sempre dei motivi per sorridere e apprezzare la vita.
Comincia anche a comporre preghiere sue. Al Signore dice sinceramente come si sente, non nasconde la rabbia se è arrabbiato, non mente. Se non capisce il perché di qualcosa o è scoraggiato, si presenta a Dio coi suoi dubbi e le sue delusioni. E arriva a dire: “La mia vita senza la fede sarebbe arida, la croce che sto portando non avrebbe senso. Non riesco a immaginare come una persona possa trascorrere i giorni della sua esistenza senza mai invocare il nome del Signore”.
Egli riceve un sostegno forte dall’Eucaristia e guardando fisso il Crocifisso sente che in Lui tutto si può sopportare. Appeso a quel legno, per Nicola, il Signore è davvero credibile. Sta lì per noi. Non ci dice soltanto quanto ci ama, non mostra solo empatia con le nostre pene: le vive con noi. Sta in croce per noi. Dunque, perché non consegnargli il nostro dolore?
La solitudine e le carezze di Dio
Come succede spesso al mediano nel campo, anche a Nicola, mediano di Dio, capita di sentire addosso tutta la fatica. Accanto ci sono sempre i suoi genitori e i famigliari, mentre, come Gesù, Nicola a volte si sente abbandonato dagli amici.
Molti di loro, presi da una quotidianità più normale, dalle uscite del fine settimana, dallo sport, dai compiti, dalle interrogazioni, spesso, purtroppo, si dimenticano del loro amico malato.
C’è poi chi si defila per paura. Paura di non essere all’altezza della situazione.
Il Signore, però, ha cura di Nicola e gli concede spesso dei doni, come quando il suo mito del rugby, Edoardo Ugo Gori, giocatore della nazionale italiana che in campo ha lo stesso ruolo, lo va a trovare, o quando riesce ad avviare un progetto su richiesta di Chiara Girello Azzena, presidente e fondatrice dell’Associazione “Team for Children” e volontaria presso il reparto di Oncoematologia pediatrica.
Era sorta, infatti, l’idea di costruire un reparto dedicato solo agli ammalati adolescenti come Nicola, per aiutarli a stare bene anche in ospedale. Chiara si confronta spesso con Nicola, gli chiede consigli e poi lo informa di come ha intenzione di strutturare l’edificio.
Si pensa di realizzare una casa accogliente attrezzata con ogni comfort, organizzata in aree con destinazioni diverse: scuola, relax, cinema e musica, svago con la playstation, palestra per fare un po’ di movimento e un piccolo ristoro. Ci sarà anche un acquario. Al primo piano invece dovrebbero esserci cinque studi medici e una sala meeting.
La responsabile del progetto gli spiega, un po’ turbata, che ci vogliono 500 mila euro per realizzare tutto.
Nicola le risponde senza esitare: “Tu non ti devi preoccupare di nulla, tanto meno dei soldi. C’è qualcun altro che ci penserà. C’è il Signore, c’è la Madonna che, con il sostegno della Provvidenza, aiutano chi ha bisogno. Non dubitare!”
E aveva ragione: i primi 250 mila euro, infatti, arrivano subito, da parte di un imprenditore. E, pian piano, arriva anche tutto il resto: quando Nicola verrà a mancare, infatti, saranno i genitori a prendere il testimone e a organizzare iniziative per raccogliere fondi. Non è questo che fa un mediano? Si offre come intermediario e incoraggia chi ha le carte per segnare.
Le grazie concesse e l’inizio della vita senza fine
La malattia peggiora e le cure non danno gli effetti sperati, Nicola ha un momento di sconforto. Vorrebbe così tanto vivere! “Dov’è Dio? – chiede ai genitori – Lui che può fare miracoli, perché non mi fa guarire?”
È in questa fase delicatissima del cammino che la Provvidenza gli mette al fianco delle persone speciali, che saranno fondamentali per portare con lui la croce nell’ultimo tratto: i Frati Francescani del Veneto. Gianluigi Pasquale diventa il suo direttore spirituale; padre Giuliano Franzan, sacerdote e psicologo, sarà suo confidente. A lui dirà: “So che Gesù mi è vicino, mi vuole bene e mi aiuta; faccio e accetto tutto quello che decide lui”.
Le terapie continuano a non avere effetto. Una miriade di persone prega per lui, a partire dal mondo del rugby, dove inizia a diffondersi la sua fama di santità. La guarigione fisica non verrà concessa – i piani di Dio sono davvero imperscrutabili – ma Nicola affronterà sereno l’ultimo tratto della vita e morirà la Vigilia di Natale: il 24 dicembre 2015.
Poco prima di morire, senza più le forze, chiederà al papà di aiutarlo a farsi il segno della Croce. Vuole consegnare tutto a Dio, vuole vivere con fede il suo passaggio. Doloroso, inevitabile, forse ingiusto, ma pur sempre un passaggio verso la vita eterna, da affrontare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
La storia di Nicola è raccontata in Diario della Felicità 4
Per leggere un’altra vicenda raccontata nella rubrica “di “Santi Nascosti”: “La mia storia può avere solo un lieto fine”. Giulia Gabrieli – Le grain de blé