La libertà ha due grandi nemici, tra loro paradossalmente collegati: uno è collettivo, oggettivo, esterno, l’altro personale, soggettivo, interno.

La narrazione e il potere

Il primo di essi è senza dubbio il potere; non solo, però, nelle sue forme istituzionali concrete, legittime o meno, ma anche nella sua forma più complessa, proteiforme e a testa di Idra, ma tendenzialmente semplificante, omologante e neutralizzante, di narrazione e discorso collettivi. Ovviamente, è indubbia la sovrapposizione tra quest’ultimi e i primi, anche si trattasse solo di gruppi sociali ristretti, reali e virtuali.

Queste narrazioni e discorsi ovattano e filtrano l’esperienza del mondo con il loro complesso di idee, spesso incontrollabili nell’infosfera e continuamente in trasformazione, e con forme di controllo e coercizione molto subdole, paradossalmente sottili. Contro i suoi meccanismi si è spesso disarmati e con una quasi totale incapacità difensiva, specie quando la narrazione collettiva è introiettata, specie quando è ideologica e mascherata di falso bene, specie quando è così pervasiva, capillare e apparentemente personalizzata dagli algoritmi.

La verità-idolo

Un secondo nemico, connesso al primo, è più complesso e ha più volti: ignoranza, intolleranza, incapacità di pensare dal punto di vista dell’altro. E ancora assenza di empatia, autoreferenzialità, spesso con un forte analfabetismo emotivo, affettivo e relazionale. È quello che la Arendt rimprovera a Eichman ne “La banalità del male”: pensare che si è detentori della verità, che la propria sia totalizzante e la sola. È l’illusione che essa sia monologica e non dialogica, ideologica e senza carità, senza carne e – esito scontato – che non ammetta contro-verità, confutazioni, dubbi, integrazioni, completamenti, ricerca, profondità, aggiustamenti, ridefinizioni.

Si tratta di una falsa verità, una verità superficiale ed effimera, la verità di pancia, grossolana e volgare, ma – ahinoi – tanto potente da innescare improbabili crociate, spesso realizzatesi e realizzantesi in tristi estinzioni di massa, che spesso nascondono molto bene ben altri interessi. È la verità idolo, a volte confezionata ad hoc, cavalcata dai sistemi di potere e dalle narrazioni collettive, non la verità-persona, la verità-carne, come insegna anche il cristianesimo… la verità che accetta il dubbio e la domanda che viene dalla realtà, che accetta il limite che la sola esistenza dell’alterità e della pluralità – vera legge della terra, come dice Hannah Arendt – comporta. Quest’ultima è la verità che richiede il cesello dello studio, della ricerca, del confronto, della confutazione, della complessità, della precarietà dei risultati. Questa è la verità sinodale, che parte dal basso, che richiede la fatica del pensiero e dell’incontro/scontro/confronto.

Cammino nella libertà

La libertà sta nella verità, ma come ricorda Umberto Eco essa deve essere anche libertà dalla verità, quand’essa – divenuta idiota, nel senso etimologico di “personale”, e idolo sovente collettivo – uccidesse anche una sola persona o un’identità e non sapesse mettere in relazione e relativizzare. È vero che nella verità camminino più i pochi che i molti, ma quei pochi sanno che essa è cammino, incontro, dialogo, ricerca, lotta non armata, purificazione, tradizione/trasmissione/innovazione da una generazione all’altra e che non è mai senza l’altro.

Debole, fragile, vulnerabile eppure realtà talmente forte da accettare – e inverarsi in – forme di martirio e resistenza, cruenti, sì a volte, ma per lo più incruenti, che vanno ben oltre precisi momenti storici e sono possibili nelle nostre scelte quotidiane di faticoso e ascetico cammino di domanda, ricerca e dialogo. Come? Sapendo tenere insieme individualità e collettività, senza finire nel babelico sogno di una collettività che neutralizza l’individualità sull’altare del noi totalitario, e di una dispotica individualità che fagocita ed esclude l’alterità e il koinonikon (ciò che è comune), cancellando superbamente le differenze e non attraversandole umilmente insieme.  

Francesco Pacia

Potete trovare altre nostre riflessioni sul sito: www.legraindeble.it/

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