Nella scorsa puntata ci eravamo lasciati con l’allontanamento della regina Vasti dalla reggia di Artaserse. Ora è arrivato il momento di entrare nel cuore del re, confrontando e attualizzando le sue reazioni di fronte a questa scelta.

Un duplice cuore

Proseguendo con la lettura, non possiamo non notare un dettaglio. Nella versione greca il ripudio della regina Vasti non ha conseguenze nel cuore del re. Il testo stesso ci dice che la sua ira si placò e «il re non si ricordò più di Vasti, avendo presente quello che lei aveva detto e come egli l’aveva ormai condannata» (Est 2, 1).
Al contrario, la versione ebraica ci dice che, passata la collera, il re «si ricordò di Vasti, di ciò che lei aveva fatto e di quanto era stato deciso a suo riguardo» (Est 2,1).
Non so a voi, ma a me fa riflettere questa discrepanza di testo, o meglio, questa completa contrarietà. Nel primo caso, il re diventa rapidamente indifferente al ricordo di Vasti e ciò significa che egli non l’amava davvero. Nel secondo caso, invece, Artaserse viene visitato dalla nostalgia, arriva a rimpiangere Vasti e forse prova addirittura rimorso per la scelta presa.
A questo punto accade che i servi del re decidano di cercare nel regno giovani fanciulle di bell’aspetto e portarle nell’harem di Susa. In tal modo il re avrebbe potuto scegliere tra loro una nuova moglie e regina.

Uno sguardo casto

Ora, quale sarebbe il problema? In realtà, credo che tutto si giochi sulla libertà di cuore.
Se Artaserse vive all’ombra del suo passato e della sua storia con Vasti, la ricerca di una nuova moglie non sarà altro che un anestetico alla mancanza che avverte. Una nuova sposa sarebbe una specie di sostituta, alla quale si chiederebbe di riempire un’assenza. Ma, si sa, l’anestesia ha una sua durata. Quando i suoi effetti finiscono, si torna al punto di partenza, forse anche con un po’ di delusione in più.
Invece, quando si è liberi e non si è schiavi di niente, né del proprio passato, né del futuro, ogni incontro, ogni volto diventa un dono inaspettato, che non vogliamo accaparrarci a tutti i costi.
La caratteristica del dono è proprio questa: ti lascia libero, non pretende di essere accolto; e tu riesci davvero ad accoglierlo, quando custodisci in te uno sguardo casto. Bisogna avere occhi casti, liberi dalla brama e dall’ansia di possedere, per poter accogliere davvero un dono senza sciuparlo.
Vi chiedo scusa se la butto sempre sulla castità ma credo che sia fondamentale, perché solo così possiamo amarci davvero alla maniera di Gesù che, quando fissa negli occhi, ama di un amore libero e liberante. E credo che se Lo abbiamo incontrato, anche noi almeno una volta nella vita ci siamo sentiti amati così, perché guardati in maniera gratuita.

Allora mi viene da chiedere: Come è il mio sguardo? Riesco ad avere occhi casti quando guardo le persone oppure le guardo con secondi fini, le ‘’strumentalizzo’’, senza rendermi conto della loro sacralità?

Foto di Elia Pellegrini su Unsplash.

L’amore non va sprecato

Bene. Dopo questa premessa – da cui lascio trapelare che la condizione migliore per Artaserse sia quella di non ricordarsi più di Vasti ed aprirsi con cuore libero ad un nuovo incontro – posso immaginare la reazione dei più romantici tra noi. Qualcuno potrebbe aver pensato: «Be’ però Artaserse ha fatto presto a dimenticare Vasti… Significa che non la amava proprio per niente! Povera Vasti. Mi fa quasi tenerezza».
Vi confesso che l’ho pensato anche io, che in genere provo sempre un grande dispiacere quando mi imbatto in racconti di storie d’amore che finiscono, anche se mi rendo conto che è un bene che siano finite. Ciò che da un po’ di tempo a questa parte mi vado ripetendo per consolarmi e consolare chi vive questa fatica di chiudere una porta, è una parola di conforto che ho ricevuto e che voglio ridonarvi:
«Se tu hai amato davvero una persona, se tu hai provato ad amare qualcuno alla maniera di Cristo, qualora tu venissi ingannato, dimenticato o rapidamente sostituito, non affliggerti, perché nella vita capita di incontrare dei ‘Giuda’. Ricordati, invece, che mentre amavi quel Giuda, tu stavi amando Dio e il tuo amore non sarà stato vano, né sarà andato perso, né sprecato, ma sarà stato raccolto da Dio».

Benedetta

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