La Ester degli ebrei e quella dei greci… il problema del doppione

Aprendo il libro di Ester, successivo per posizione a quello di Giuditta, alla quale abbiamo dedicato numerose puntate nella Rubrica di ‘Sacri volti’ (se siete curiosi leggete da qui), ci si accorge immediatamente che c’è qualcosa di strano.

Anzitutto compare una nota introduttiva sul margine inferiore della pagina; in secondo luogo, tutti e otto i capitoli si ripetono ma sembrano diversi e l’impaginazione non è sempre regolare… un caos insomma. Il segreto è non lasciarsi intimorire dall’apparente confusione.

Il problema nasce infatti da una questione più semplice di quanto non sembri. Ci sono due versioni alternative e leggermente differenti della storia di Ester: una ebraica, l’altra greca. È un po’ come quando sentiamo raccontare la storia di…Cenerentola?, per esempio, da due persone diverse. La trama grosso modo sarà la stessa: Cenerentola aveva una matrigna, due sorellastre, una fata madrina; un giorno andò al ballo reale, conobbe il principe, perse la scarpetta a mezzanotte, e nonostante le avversità, il principe la ritrovò e vissero per sempre felici e contenti. Ma qualcuno racconterebbe questa storia soffermandosi sull’aspetto antipatico delle sorellastre, o descrivendo l’affabilità del principe, o le magie della fatina; qualcun altro invece registrerebbe il ‘contesto sociale’, provando a collocare nel tempo e nello spazio questa fiaba, darebbe un nome a matrigna, sorellastre, e magari anche al principe.

Premessa di metodo

Il testo ebraico, più breve, cominciò a circolare dopo la sua traduzione in latino ad opera del grande san Girolamo che, non contento, inserì in appendice sei sezioni riprese dalla versione greca, che appunto era più estesa ed era in uso prima della sua impresa traduttoria dall’ebraico.

Ora viene il bello, quale Ester leggere? Io ho scelto di presentarvi un mix: se sono state inserite entrambe nella Bibbia di Gerusalemme, non sarà un caso e si completeranno a vicenda. Quindi non specificherò più le due versioni, a meno che non sia particolarmente rilevante, perché appesantirei la narrazione e la riflessione. Il mio fine non è fare una lezione accademica di Tradizione biblica, ma prendervi per mano e farvi conoscere queste donne belle, intelligenti, timorate di Dio e protagoniste della storia, sperando e augurandomi che, ragionandoci insieme, possiamo riportare nella nostra vita concreta qualche loro insegnamento, consiglio, stile di preghiera.

Cominciamo.

Il sogno di Mardocheo

«Nel secondo anno di regno del grande re Artaserse, il giorno primo di Nisan, Mardocheo, figlio di Giàiro, figlio di Simei, figlio di Kis, della tribù di Beniamino, ebbe in sogno una visione» (Est 1, 1a).

Vi svelo un indizio utile: Mardocheo è lo zio della orfana Ester e in pratica gli ha fatto anche da padre adottivo. Il sogno raccontato è molto complesso. Durante una specie di tempesta-guerra-terremoto, due draghi si scontrano con grande trambusto. Le nazioni cominciano a combattere contro il popolo dei giusti, i quali, tra grida disperate, decidono di tornare a Dio. Allora «dal loro grido, come da una piccola fonte, sorse un grande fiume con acque abbondanti. Apparvero la luce e il sole: gli umili furono esaltati e divorarono i superbi» (Est 1, 1i).

Ci avete capito qualcosa? Io, francamente, non ancora, e non mi stupisce che nemmeno Mardocheo sul momento sia riuscito ad interpretare la visione. Il testo infatti prosegue descrivendo il risveglio del personaggio, che continua a ripensare in cuor suo al sogno, giorno e notte, nella speranza di riuscire a cogliere il significato profondo.

Ci sono degli eventi nella vita che – diciamocelo – ci fanno perdere il sonno, perché non li sappiamo interpretare subito anche se lo vorremmo. Allora, come Mardocheo, iniziamo a trattenerci un attimo di più nella veglia, in preghiera, e interroghiamo il Padre sul senso che questi fatti possono avere nella nostra vita. Quando capita a me – vi dirò – nel sottofondo delle mie lotte-preghiere mi sembra che traspaia sempre il viso della Vergine, quasi a volermi dare una mano: neppure lei capì subito tutto, ma scelse di custodire e meditare ogni evento dentro di sé, tenendo insieme tutti pezzi della sua vita, nell’attesa di ricevere chiarezza.

Per riflettere…

Vi lascio così, con questo sogno profetico da cui tutto ha inizio, ringraziandovi per l’anno trascorso in compagnia di Giuditta, per il tempo che avete dedicato alla lettura, ora per scelta, ora per caso, sporadicamente o con costanza. Non voglio svelarvi altro per il momento, ma il mio invito è di lasciarci ritrarre e dire chi siamo davvero dall’Artista più in gamba di tutti.

Buon riposo e buona estate, chicchi di grano!

Benedetta

Condividi questa pagina!