Un anno termina, uno inizia; finisce un tempo, ne inizia un altro. Con la Solennità del Battesimo di Gesù, si conclude il Tempo del Natale e ci addentriamo, da domani, nella Prima settimana del tempo ordinario (cattonerd, preparate il breviario con i segnalibri!).

Dopo due settimane di letture sulla nascita di Gesù, sulla sua manifestazione (Epifania), su Maria, ecco comparire nel Vangelo di oggi (clicca qui per leggerlo) un Gesù adulto, di circa trent’anni, in fila con i peccatori che come gesto di conversione ricevevano il battesimo di Giovanni Battista. Ma che senso ha e che cosa c’entra questo momento della vita di Gesù con le due settimane precedenti che abbiamo vissuto?

Giovanni prepara la via

Intanto vediamo cosa accade: Giovanni Battista, una persona di quelle forti, toste, rocciose, si trova sulle rive del Giordano. Giovanni è stato annunciato dall’angelo al padre Zaccaria come colui che “ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc 1,16-17).

Giovanni è “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. La sua missione non è quella di mortificare le persone con insulti, ma attraverso le parole farle rientrare in sé stesse, condurle all’incontro con Dio, preparare un cuore disposto all’ascolto.

Giovanni battezza la folla, che si mette in fila, e uno dopo l’altro ricevono il battesimo che è segno di conversione: un immergersi nelle acque, che sono simbolo di morte ma anche di rinascita, segno di rinuncia alle opere malvagie prima compiute. E in questo momento si trova davanti Gesù.

Nel battesimo Gesù si mette nelle nostre mani

Giovanni ne rimane quasi turbato: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”; voleva proprio impedirglielo! Dio si mette sempre nelle mani dell’uomo, anche quando l’uomo, piccolo, fragile, a volte un po’ pasticcione, maldestro o proprio malvagio rischia di fargli del male. Si è messo nelle mani di Maria (“ha guardato l’umiltà della sua serva”, diciamo nel Magnificat), si è messo nelle mani del Battista, si è consegnato nelle mani di Giuda e di Pilato, si consegna ogni giorno nelle mani del Sacerdote che consacra l’ostia sull’altare, si consegna nelle mani di tutti noi quando ascoltiamo la sua parola con l’orecchio del cuore.

Io sono figlia amata!

E mi ha sempre colpito questa cosa: che Gesù non ha ancora compiuto nulla del suo ministero, non ha guarito un malato, non ha sanato un lebbroso, non ha rialzato uno zoppo, non ha liberato un indemoniato, non ha insegnato nulla con parabole, eppure il Padre lo ama. Ed è così anche per noi. Il Padre ci ama, prima ancora che noi possiamo compiere qualsiasi cosa di buono per “meritarcelo”. Si parla tanto di merito, siamo malati di merito, e in una logica umana può anche funzionare. Ma Dio non è meritocratico. È sovrabbondante di amore gratuito! Anzi, è il Suo amore stesso così sovrabbondante che ci ha chiamati all’esistenza, esattamente così come siamo, per poterci fare dono del suo infinito amore, della sua tenerezza, della sua comprensione.

 “Tu sei mia figlia, l’amata: in te ho posto il mio sguardo di amore”.

Penso che sia per questo che il Battesimo di Gesù si colloca alla fine del tempo di Natale e all’inizio del tempo ordinario: perché nella ferialità della nostra vita quotidiana, non smettiamo mai di sentirci rivolte queste parole, e su di noi rivolto uno sguardo discreto del suo tenerissimo amore.

Buon Cammino!
Emanuela – Si naturale

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