Commento al Vangelo della VII domenica del T. O.

Caro Caino,

nemico-fratello, a cosa è valsa la mia innocenza, il mio amore, il mio volerti bene?
Mi hai portato lontano da casa con l’inganno, mi hai sottratto gli anni più belli, hai spento i miei giorni, la mia verde età. E io non conoscerò la fresca primavera della giovinezza, non saprò mai la gioia di sentirmi amato da una donna, non sentirò figli chiamarmi ‘padre’, perché tu mi hai rubato la vita. Il tuo odio mi ha massacrato e ucciso prima ancora delle tue mani, vanificando il dono divino della fratellanza.
Caino, Caino, perché proprio tu? Come hai potuto tradire così la mia fiducia in te?
Dalla tua invidia s’è innalzato un muro sempre più alto, sempre più impenetrabile per me. I tuoi occhi di sabbia si facevano ogni giorno più sfuggenti; celavano un’oscurità che non volevo vedere e da cui non sono stato in grado di proteggermi. Ma ora è tutto finito. Quante volte, quando discutevamo, io preferivo darti ragione anziché vincerti con le parole. E se davanti ai nostri genitori raccontavi un mio sbaglio per farmi punire, anziché ripagarti con la stessa moneta, io con animo onesto ammettevo e confessavo l’errore e tutte le circostanze aggravanti, che persino tu ignoravi. E quando eri tu ad aver bisogno di me, mai ti ho voltato le spalle.
Ma ora mi chiedo: a che cosa è servito? A niente. Tu mi hai ucciso comunque, tradendo il sogno di Dio di una fiducia e amicizia fraterna.
Hai rovinato tutto, tutto. E ora anche nel mio cuore esplode la rabbia di averti avuto per fratello. Tu non mi meritavi. Tu non meritavi il mio amore. E il solo pensiero di poterti incontrare in Paradiso mi dà la nausea, il tormento.
Dio! Com’è impossibile, illogico, ingiusto, inammissibile perdonare! Com’è disarmante cercare di essere perfetti come il Signore!
Eppure è il solo modo per essere liberi e io sulla Sua Parola e sulle Sue Promesse getterò la mia rete consumata dal tempo, dalle fatiche, dai traumi, dalle speranze deluse.

Caro Caino,
amico-fratello, io farò la mia parte. Continuerò ad amarti, non mi sazierò mai di pregare per te e saluterò con una benedizione il tuo pensiero, che verrà a farmi visita, nell’attesa di «un cielo nuovo e una terra nuova», dove il Male non avrà più spazio, e noi due avremo un’altra occasione: un’Eternità d’Amore e di Vita insieme, con Dio.

tuo Abele

L’amore non è un optional. È necessario per vivere, e per farlo insieme. In quelle parole, penetranti come chiodi, è nascosta la possibilità perché un futuro ci sia per il mondo. Nell’ultimo giorno il Padre domanderà ad Abele: cosa hai fatto di tuo fratello Caino? Ho perdonato, gli ho dato il mantello, ho spezzato il mio pane. La vittima che si prende cura del violento e insieme forzano l’aurora del Regno. Solo un sogno? Vedrai, verranno a mangiare dalle tue mani il pane dei sogni di Dio. È già accaduto. Accadrà ancora.

Ermes Ronchi

Benedetta

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