“Se non ci fossero state l’Ascensione e la Pentecoste, la Pasqua sarebbe stata monca. Incompleta. Sarebbe stata l’opera sua, perfetta sì, ma senza noi.” Dio ci ha voluti come collaboratori del Suo Spirito… vediamo come, attraverso la meditazione di Francesco Pacia.

Pentecoste 19 maggio

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». (Gv 15,26-27; 16,12-15)

Collaboratori dello Spirito

Se non ci fossero state l’Ascensione e la Pentecoste, la Pasqua sarebbe stata monca. Incompleta. Sarebbe stata l’opera sua, perfetta sì, ma senza noi. Senza la nostra cooperazione. Invece, ha voluto che la Pasqua camminasse sui nostri piedi, si propagasse attraverso le nostre vite, persino le nostre ferite. Ha voluto che la Pasqua davvero innervasse i nostri corpi e le nostre storie, le rendesse terra santa dove egli ancora continua a operare salvezza. Per questo ha mandato il suo Spirito.

Dio senza volto, perché vuole prendere i nostri tratti, assumere il nostro volto, lo Spirito Santo è il cuore stesso di Dio, lo spiro, il respiro di Dio, creatore e santificatore, l’amore intimo tra il Padre e il Figlio, ma anche il cuore stesso dell’uomo, la forza di Dio che permea ogni cosa e ancor di più l’uomo, il suo abisso e il suo mistero, perché nella singolarità e unicità di ognuno scolpisca i tratti di Gesù.

Lo Spirito Santo è il grande amico dell’uomo. Collabora con noi, innanzitutto trasmettendoci l’intenzionalità di Gesù, il suo pensiero, i suoi sentimenti, per darci quindi il criterio ermeneutico di Gesù, ovvero il come di Gesù: come essere, come agire, come amare nelle situazioni concrete della vita. Gesù non ci ha consegnato un sistema dottrinario, contenutisticamente concluso, ci ha lasciato la sua persona come criterio per interpretare e agire: lo Spirito opera in noi il raccordo tra ciò che siamo, dove siamo, cosa dobbiamo fare e il criterio esistenziale, che è Gesù e che noi conosciamo attraverso il Vangelo. Lo Spirito fa dialogare la nostra storia, la nostra persona, con la storia e la persona di Gesù, e ci guiderà alla pienezza della vita, alla pienezza della verità, che è Gesù.

Nel respiro-spirito di Dio

In un mondo pluralista, attraversato da teorie e contro-teorie, frantumato tra ideologie, teorie scientifiche in continua evoluzione e certezze sbiadite, verità fluide e diluite, vorremmo avere certezze stabili e immutabili o criteri di aggiornamento precisi, almeno. Non è questa la verità che Gesù ci promette con il dono del suo Spirito. È una verità altra, di altra profondità. Una verità dialogica che nasce in Lui e con Lui, dal suo non essere nascosto, ma conoscibile nello Spirito, nel travaglio del dialogo sinodale, mai senza l’altro, mai senza l’alterità. Una verità liberante perché è quella dove si svela l’amore. Il suo, misura di ogni amore.

In un modo che vede amori fluidi, rapporti instabili, trionfo dell’immediatezza ma anche del virtuale, che al contrario è trionfo della mediazione, impegni a scadenza, relazioni amorfe o eccessivamente contrattualizzate, lo Spirito viene a insegnarci la misura dell’amore di Gesù. Amore che libera innanzitutto, che non trattiene, che è gratuito. L’amore che è fedele, ma dinamico, che sa riscriversi ogni giorno, non in un relativismo indifferentista, ma nella coerenza del primato dell’altro, dell’alterità.

La creatività dell’Amore

Primato del reale che è superiore all’ideale, primato del dono che è sempre eccedente. Come è lo Spirito. Immisurabile, inquantificabile, imprevedibile. Sempre creativo, sempre dinamico. Sempre sorgivo. Perché è la vita stessa di Dio, messaci tra le mani, nel cuore, negli occhi. Perché è gratuito: è del Padre, ma anche del Figlio, del Padre e del Figlio e viene a noi, a darsi a noi, a farci coprotagonisti del Dio trinitario, che vuole ancora parlare, ancora creare, ancora salvare, ancora santificare.

Lo Spirito ci abilita alla creatività dell’amore di Dio, al suo riscrivere finali diversi a storie che sembrano chiuse e ineluttabili, come ha sempre fatto quando faceva fiorire sterilità maledette, ribaltava vite perdute o spezzate, tesseva futuro laddove c’era solo morte. Lo Spirito ci rende collaboratori di salvezza, creatori di percorsi e di processi, seminatori di nuovo, rematori di Pasqua. Ma chiede che ci apriamo a lui, all’inatteso. Chiede che siamo come lui: fuoco indomabile, acqua che si insinua, vento impalpabile. Chiede che ci lasciamo lavorare. Chiede la docilità dell’amore, che manca tanto al nostro tempo, che ignora che essa è la forza vera, perché, spodestandoci di noi, ci fa comprimari del Dio pasquale.

*Il testo è apparso su Kairós. Comunità vocazionale Diocesi di Nola, Anno II, n° 2 – 28 marzo 2024, p. 18.

Francesco Pacia

Che possiamo dunque essere e diventare collaboratori del Suo Spirito per rendere nuove le nostre vite!

Clicca qui per leggere il commento al Vangelo della scorsa domenica, l’Ascensione: https://www.legraindeble.it/nuovo-inizio/

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