Immagini parziali

Ho ricordi molto pittoreschi dello Spirito Santo che risalgono al catechismo della cresima: una colomba, una fiammella, un dito che indica la strada, una sorta di grillo parlante o di suggeritore. Immagini troppo infantili per la sensibilità di adulta di oggi, ma soprattutto queste immagini dicono solo una parte dell’identità dello Spirito Santo. Cos’è lo Spirito Santo? Anzi Chi è?

Ci parla del Padre e del Figlio

In questo testo evangelico la spiegazione sembra farsi ancora più intricata. L’evangelista parla di uno spirito di verità che ci guiderà a tutta la verità perché non parla da se stesso ma dice ciò che ha udito; lo Spirito Santo dice Gesù in questo passo del Vangelo: “prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”.
Proprio in questa ultima frase è contenuto il segreto per comprendere chi è lo Spirito. E’ colui che ci parla del Padre e del Figlio. In particolare ci dona qualcosa che è parte del Cristo; lo Spirito ci annuncia qualcosa del Cristo. Ma cos’è “di Cristo”? Quale parte di Lui ci viene annunciata, donata?

Ci dona quel che è di Cristo

Lo Spirito ci dona l’amore appassionato di Cristo. Lo Spirito Santo è Colui che ci dà quella forza intimamente appartenente a Cristo, quella passione totalmente e profondamente Sua con cui Egli ama prima di tutto il Padre e poi i fratelli. Infatti dice San Paolo che lo Spirito grida in noi: “Abba, Padre”. Questo grido non è una capacità, una virtù, una regola, un precetto. No! E’ di più! Lo Spirito prende da quel che è Suo (di Cristo) e ce lo dà. Con la Pentecoste possiamo dire: “possiedo in me l’amore di Cristo”.
Nessun’altro al mondo può fare questo. Un padre può insegnare al figlio a voler bene con l’esempio, il dialogo, l’educazione, ma non può trasfondergli la sua passione d’amore. Nello Spirito Santo invece riceviamo come linfa vitale la passione di Cristo per il mondo.

Imparare ad invocare lo Spirito

Questo dono non ci investe in modo passivo; va desiderato, invocato e accolto. Purtroppo il nostro cristianesimo è molto radicato nell’osservanza di regole e non siamo educati ad invocare lo Spirito per essere ricolmati della Sua forza d’amore. Invocando lo Spirito entriamo in quella vita di profonda relazione e comunione che è la vita della Trinità e dunque diventiamo capaci di relazioni autentiche.

Il Carisma dell’Unità è compimento e sigillo

Nella Pentecoste il dono della Pasqua viene portato a compimento. La vita nuova ricevuta con la croce e la resurrezione viene sigillata nel nostro cuore mediante lo Spirito. C’è un segno inequivocabile che dimostra la presenza di questo compimento in noi: la comunione. Se il cristiano vive una vita nello Spirito di Cristo ha la capacità di aprirsi, di accogliere tutti e di annunciare a tutti (i discepoli dopo la Pentecoste parlano tutte le lingue) senza chiudersi in recinti di protezione. Un cristiano lo riconosci perché sa stare ovunque e con tutti, esaltando l’originalità dei fratelli e creando unità. L’unità nella differenza è l’essenza della Trinità: il Padre e il Figlio sono Uno e questa unità è sigillata dallo Spirito. In ogni vero cristiano fiorisce il Carisma dell’Unità. O il cristiano è segno di comunione ad immagine della Trinità oppure semplicemente non è cristiano.

Claudia Spurio

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