Dopo aver preso la seria decisione di presentarsi davanti al proprio re e marito, per Ester comincia un profondo travaglio, anticipato dalla preghiera di Mardocheo.

«Signore, Signore, re che domini l’universo, tutte le cose sono sottoposte al tuo potere e non c’è nessuno che possa opporsi a te nella tua volontà di salvare Israele. Tu hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si trovano sotto il firmamento. Tu sei il Signore di tutte le cose e non c’è nessuno che possa resistere a te, Signore».

Est 4, 17b-17c (testo greco)

Chi è il primo?

È interessante notare che la versione greca del libro, per prima cosa, ci presenta la reazione e preghiera di Mardocheo, e non quella di Ester. Perché mai? – verrebbe da chiedersi. In fondo la protagonista è lei.

Ora, siccome nulla nelle Sacre Scritture è posto “a caso”, un motivo deve esserci.

A me sembra che la presenza di Mardocheo e le sue parole, anteposte a quelle di Ester, stiano ad indicare la presenza e vicinanza di Dio, per primo, nei momenti-no della vita.

Il Beato Padre Pino Puglisi era solito dire che: «Dio ci ama sempre tramite qualcuno». Ed è vero!! In quanti inferi siamo scesi o caduti nella vita! Poi, però, qualcuno ci è venuto a trovare, a pescare proprio lì, e magari lo ha fatto in modo genuino, sincero, inconsapevole del fatto che, rivolgendoci un semplice “Come stai?”, avrebbe piazzato una luce al centro delle tenebre in cui eravamo immersi. E così, in un attimo, quegli inferi sono apparsi per ciò che erano veramente, cioè solo una tappa della vita, e la luce di una parola amica – dietro la quale sempre si cela la Voce del Padre – ha reso carne i versetti del Salmo 139:

«Nemmeno le tenebre per te sono tenebre

e la notte è luminosa come il giorno;

per te le tenebre sono come luce» (Sal 139, 12).

Quando accade che un fratello o una sorella ci si mette a fianco nella vita, con sincera benevolenza nei nostri confronti, che ne siano (o che ne siamo) consapevoli o no, è Dio Stesso che ci si mette a fianco. O meglio, Lui ci sta sempre, ma in quei momenti mostra chiaramente il Suo volto e noi abbiamo la possibilità di guardarLo in faccia.

Allora Mardocheo c’è e prega prima di Ester, per farci capire che Dio c’è e prega per primo per noi. Lui vuole essere il primo nella nostra vita. Lui vuole prendersi cura di noi. Ma noi, siamo disposti a lasciarGlielo fare, o pensiamo di dovercela sbrigare sempre da soli?

Dio al centro

«Tu conosci tutto; tu sai, Signore, che non per orgoglio, non per superbia né per vanagloria ho fatto questo gesto, di non prostrarmi davanti al superbo Aman, perché avrei anche baciato la pianta dei suoi piedi per la salvezza d’Israele. Ma ho fatto questo per non porre la gloria di un uomo al di sopra della gloria di Dio; non mi prostrerò mai davanti a nessuno se non davanti a te, che sei il mio Signore, e non farò così per superbia».

Est 4, 17d-17e (testo greco)

La bellezza della fede cristiana risiede nell’avere a che fare con un Dio di carne, un Dio-Uomo, che cerca di relazionarsi con ciascuno di noi. Non si può mettere quotidianamente Dio al centro della vita, per fare gli eremiti acidi e scontrosi verso tutti. Chi lo fa, non sta certamente scegliendo il Volto del Padre, raccontato e mostrato da Gesù, perché seguire Lui vuol dire imparare ad amare gli altri come si deve, come letteralmente Dio comanda: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34).

Mettere Dio al primo posto significa lasciarsi guardare da Lui, entrare nel Suo sguardo d’Amore Eterno, familiarizzare con il Suo modo di fare, con il Suo stile, con le Sue parole e i Suoi silenzi, riconoscere Lui come nostro Padre, e noi come Suoi figli.

Allora, se avrò una relazione vera con Dio, avrò una relazione vera, autentica anche con i fratelli.

E, come dice Mardocheo, non mi prostrerò davanti a loro, non perderò la mia dignità, non mi lascerò manipolare o rendere schiavo, non perché mi ritengo superiore, ma perché Dio mi ha salvato e liberato da qualsiasi forma di schiavitù, facendo di me un figlio libero e amato, e portando alla luce tutte le dinamiche tossiche delle relazioni, subdolamente mascherate da amore.

Al contrario, sarò disposto persino a baciare i piedi dei miei nemici, se si tratterà di collaborare al progetto d’Amore di Dio; guarderò sempre il corpo e la vita dell’altro come terra sacra, creata, benedetta e donata da Dio, e avrò – da persona libera – il completo rispetto della libertà e della vita altrui.

Per riflettere

Per la meditazione personale vi propongo un versetto, tratto dalla Lettera ai Romani di s. Paolo, che possiamo leggere e lasciar risuonare dentro ai nostri cuori.

«E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”»

Rm 8, 15

Benedetta

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