Il libro di Ester prosegue insieme alla sua storia e al capitolo 5 leggiamo l’incontro tra la regina e la tenerezza del suo sposo.

Come tutte le donne protagoniste di interi libri di A. T., anche Ester realizza la sua missione nella pienezza del suo splendore. In un certo senso, il fatto stesso che Ester stia vivendo e compiendo la sua vocazione è riprovato dalla sua inequivocabile bellezza.

Non è solo questione di autostima e cura di se stesse – che pure sono elementi sacri, imprescindibili e condivisi anche da chi non ha una sensibilità religiosa. Per chi ha un cammino di fede è anche questione di gratitudine e di vocazione, appunto.
Nel primo caso, non posso disprezzare il mio corpo, la mia persona, se so di essere stata creata, eletta, voluta e voluta bene dall’Eterno e guai se oso anche solo pensar male di me.
In secondo luogo, quando comincio a balbettare il mio sì a una proposta di Dio, della Sua Stessa Bellezza Lui mi riveste. Acconsentire alla Voce di Dio non vuol dire smettere di avere paura, anzi! Per la portata di ciò che Lui chiede, che sempre sovrasta i desideri e le aspirazioni personali, la paura si amplifica e talvolta ci si sente oppressi.

Ester è terrorizzata dalla presenza di una severissima legge che stabilisce morte sicura per chi osa presentarsi dinanzi al re senza essere stato convocato. Teme per la propria vita, eppure va avanti e la sua paura di incontrare il re si incontra con la paura del re di perdere la sua regina.
Lo so. Tutte noi rimaniamo incantate dalla tenerezza del re Assuero e, in fondo, tutte sogniamo di essere Ester, la ragazza che cambia in meglio il cuore di un uomo. E che Assuero sia cambiato è un fatto assai evidente. Basta recuperare il capitolo 1 e leggere l’episodio con Vasti per rendersene conto.

Verso Ester il re cambia decisamente tono e atteggiamento. Si mette in ascolto del suo disagio e ci fa capire che a volte basta rivolgere anche un semplice: “Che c’è? Che cosa c’è che non va?”, per cercare di risolvere un problema o di ricucire una relazione. Mi colpisce quest’uomo, ritratto come un capo maestoso e intransigente, tutto d’un pezzo, eppure capace di comprensione e delicatezza verso sua moglie, preoccupato per lei, ansioso al punto da correrle incontro, prenderla in braccio e supplicarla di parlargli.
A commuovermi è anche il suo profondo coinvolgimento. Quando una persona che ami è in difficolta o sta male, anche tu vivi nel turbamento e tutto daresti per farla stare bene. Così fa Assuero, rivelando la sua umanità nella cura della relazione e del dialogo con Ester. E in ciò compie perfettamente la sua bellezza di uomo.

Nel corso dei ritiri spirituali vissuti negli anni, ho accumulato un bagaglio di frasi che porto con me e all’occorrenza richiamo alla memoria. Una di queste recita: I santi sono artisti del dialogo.

Allora mi chiedo… Quanto mi lascio coinvolgere dalle relazioni? Quanta cura ripongo nel dialogo semplice con chi mi sta accanto? Quanto mi stanno a cuore le persone?

Clicca qui per leggere la scorsa puntata su Ester.

Benedetta

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