Essere fragile è un’esperienza comune, talvolta quotidiana. Anche quest’esperienza rientra nel Vangelo. Ci aiuta San Pietro ad affrontare questo tema e a scoprire su di noi gli occhi del Signore risorto.

Oggi parliamo di San Pietro, di scatole e di maschere. Per il ciclo “Risorti, ma non troppo”: quando la Pasqua ci travolge e non ce ne accorgiamo; quando qualcosa stona nella vita e noi – orecchie da mercante – tiriamo dritto come sempre… ma chi ha incontrato Gesù nella sua vita non può tirare dritto come sempre: qualcosa urla dentro e chiede di essere ascoltata.

Dalle stelle alle stalle

La scorsa settimana abbiamo lasciato San Pietro a gettare le reti dal lato “giusto” (Gv 21), a trovare il positivo nelle sue giornate. Più che nelle sue giornate e nelle sue occupazioni, la stortura più grande ce l’aveva nel cuore. Essere il braccio destro del Signore, sentirsi cambiare il nome e con esso i connotati, fare la professione di fede che nessun altro apostolo aveva osato fare:

«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa (Mt 16,16-18).

Ricevere una missione, mangiare il suo corpo, dichiarare di essere pronto a morire per il Maestro. Pochi minuti dopo, non essere capace di vegliare un’ora sola nell’orto degli ulivi con Lui, ferire di spada il servo del sommo sacerdote (Gv 18,10), allontanarsi dal Maestro. Cercare di riavvicinarsi sostando nel cortile con altri servi, scaldandosi allo stesso fuoco; temere per la propria vita, rinnegare il maestro non una ma tre volte, sentire il gallo cantare e incrociare lo sguardo di Gesù che proprio allora usciva dopo esser stato giudicato. Scoppiare in pianto. Pietro non ha più incontrato il Suo sguardo: sotto la croce non c’era. Lo amava sinceramente, lo amava così tanto, ma non ce l’ha fatta: perché Pietro, come tutti, è fragile.

Cosa si porta dentro

Pietro: all’esterno così impetuoso, irascibile, entusiasta. Anche lui aveva questa immagine di sé stesso; non sapeva chi era veramente. San Giovanni Paolo II commentò i versetti citati qui sopra nel famoso discorso di inizio del suo pontificato:

Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!

Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!

Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.

http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/1978/documents/hf_jp-ii_hom_19781022_inizio-pontificato.html

Come un pacco fragile

Pietro: come quegli scatoloni pieni di bicchieri o di cristalli, che non lo sai che dentro ci sono cristalli preziosi, e se nessuno ci scrive “FRAGILE” ti arriva il pacco in frantumi. Così era il cuore di Pietro, che si era blindato nel suo orgoglio, non ammetteva la sua fragilità e le prove della vita lo hanno sballottato fino a rompere tutto il contenuto dello scatolone che era il suo cuore.

Forse i suoi amici hanno provato ad aprirlo, ma non ci sono riusciti. Forse, se lo hanno aperto, hanno provato a riattaccare insieme i cocci, col risultato di trovarsi i vetri nelle mani ed essere rimasti feriti anche loro. Ma c’è un amico che può toccarlo, vederne il cuore in frantumi, aggiustare il contenuto e rimanere illeso: è Gesù.

Essere perdonati

Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi». (Gv 21, 15-19)

L’amore forte e vero è quando possiamo mostrarci fragili e non temere l’altro. Gesù si è mostrato ferito dalla Passione, Pietro si è lasciato guardare dentro e risanare dal suo orgoglio. Adesso può seguirlo, andargli dietro, adesso possono camminare insieme. Signore, anche noi Ti offriamo tutti i vetri della nostra vita: fa’ che accettiamo di mostrarci fragili, fa’ che non ci mettiamo maschere per apparire più forti o migliori di quello che siamo. Fa’ che anche noi, da oggi in poi, possiamo camminare, insieme.

Vostra sorella “Si naturale”

Link alla rubrica di riflessioni: https://www.legraindeble.it/categorie/riflessioni/

Condividi questa pagina!