Dopo aver letto il ritratto di Giuditta, oggi finalmente ci accingiamo a leggere il suo discorso! Essendo abbastanza ricco di spunti e denso, lo divideremo in più tappe, così da gustarlo e digerirlo con calma.

Giuditta e l’Ospite silenzioso

Giuditta è venuta a conoscenza della risposta che Ozia ha dato al popolo sfinito e demoralizzato per la mancanza d’acqua. Si tratta di una risposta che prevede l’attesa di cinque giorni, entro i quali Dio dovrà intervenire. In caso contrario gli abitanti di Betulia si consegneranno nelle mani di Oloferne.

La nostra protagonista manda quindi a chiamare gli anziani del popolo. Parla con loro per manifestare la sua perplessità in merito alla decisione di mettere alla prova Dio.

Foto di Polina Kovaleva da Pexels.


«[11] Ascoltatemi, capi dei cittadini di Betulia. Non è un discorso giusto quello che oggi avete tenuto al popolo, e quel giuramento che avete pronunciato e interposto tra voi e Dio, di mettere la città in mano ai nostri nemici, se nel frattempo il Signore non verrà in vostro aiuto. [12] Chi siete voi dunque che avete tentato Dio in questo giorno e vi siete posti al di sopra di lui in mezzo ai figli degli uomini? [13] Certo, voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, ma non comprenderete niente, né ora né mai. [14] Se non siete capaci di scrutare il profondo del cuore dell’uomo né di afferrare i pensieri della sua mente, come potrete scrutare il Signore, che ha fatto tutte queste cose, e conoscere i suoi pensieri o comprendere i suoi disegni?» (Gdt 8, 11-14)

Così Giuditta comincia il lungo discorso accorato in cui emerge la sua ferma fiducia in Dio, frutto di un cammino serio e costante, di anni di lutto (ricordiamoci che Giuditta era rimasta vedova), di solitudine, di fatica. Eppure, in quegli anni difficili, Dio non è stato cacciato di casa, ma è stato l’Ospite sempre presente, anche se silenzioso.

Giuditta ha continuato a credere, sperare ed amare Dio anche nella sofferenza, anche quando i ‘perché è capitato a me?’ non ricevevano risposta. Ha creduto anche se il senso della vita non era più così chiaro e i sogni che aveva fatto, – chissà, magari anche quello di essere madre – non si erano concretizzati. Giuditta resta unita a Dio, abbracciata a Dio. E ci rivela un bel segreto: bisogna abbracciare Dio tutti i giorni per restare Vivi.

Gesù, pensaci Tu

Le parole di Giuditta ci fanno riflettere sul fatto che l’uomo, per quanto intelligente possa essere, non può pretendere di inscatolare il cuore di Dio, di afferrare con la mente tutti i Suoi disegni e pensieri. Giuditta in fondo è una che rimette le cose al loro posto. Dio non può essere trattato come una creatura e l’uomo, quando si considera un dio, fa disastri e non trova né gioia, né pace.

Dunque il secondo segreto che Giuditta ci svela è lasciare che Dio faccia la sua parte nelle nostre vite. Non siamo né onnipotenti, né soli, ma abbiamo sempre un Padre che ci ama. Perché allora non cominciamo a dare a Dio una parte delle opere e dei pensieri che facciamo, una parte delle parole che diciamo? Noi preoccupiamoci di fare la nostra parte senza tirarci indietro, ma poi ricordiamoci di lasciare che Dio faccia la Sua!! Che bello sarebbe se Lo pregassimo, dicendoGli:

“Signore, io ti consegno questi pensieri confusi, queste opere che sono imperfette, e avrei potuto far meglio, lo so, impegnarmi di più, … Ti consegno persino questi gesti monotoni e quotidiani come lavarmi i denti, preparare il pranzo, sparecchiare, mettere in moto la macchina, leggere un libro, battere i tasti del computer, … Tutto nelle tue mani, affinché tutto possa fiorire e portare frutto quando e come vorrai Tu, perché Tu sei più grande di me”.

Foto di Christoph Schütz da Pixabay.

Per riflettere

Vi e mi propongo di cominciare ad affidare al Signore una delle tante azioni o gesti banalissimi e ripetitivi che compiamo e, perché no, anche una delle tentazioni più ricorrenti. Proviamo a chiamarLo con insistenza ed amore, sia nel quotidiano sia dinanzi alla tentazione, dicendoGli anche semplicemente così: ‘Vieni Gesù, pensaci Tu’.

E poi vi condivido una domanda che forse può aiutarci a tornare figli umili quando ci montiamo un po’ la testa, e a riconoscere in Dio, Nostro Padre.

Quant’è grande il cuore di Dio? Quale immagine ci viene in mente quando pensiamo alla grandezza del Suo Cuore?

Benedetta


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