La celebrazione annuale della Pasqua, in cui ci viene nuovamente offerto l’annuncio della risurrezione del Signore Gesù, coincide con l’inizio della primavera.

È proprio dal mondo agricolo che l’Apostolo Paolo trae l’ispirazione per descrivere le modalità della nostra risurrezione, nel celebre testo di 1 Cor 15, dopo aver offerto l’annuncio evangelico della Pasqua del Signore ed aver risposto a coloro che negano la speranza della resurrezione universale. È l’immagine del seme e della pianta (vv. 36-38).

Quando il seme viene gettato nel terreno, egli è “nudo” e “muore”. Ma proprio in quel momento sta nascendo qualcosa di nuovo, una pianta che germoglia e “risorge” dal terreno.

E se da un solo seme può spuntare una sola pianta, secondo il genere della specie vegetale, è anche vero che ciò che nasce (che spunta/risorge dalla terra) è tutta un’altra cosa rispetto a quello che viene seminato.

Fuori dalla similitudine, Paolo afferma poco dopo che “è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità… è seminato nella debolezza, risorge nella potenza” (v. 42), impiegando due verbi al passivo che rimandano all’iniziativa divina.

Quello che accade nella vita dell’uomo è quanto già avvenuto in Cristo che, non a caso, utilizza la stessa immagine per parlare della sua missione.

“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto” (Gv 12,24).

Qui potete leggere l’ultima puntata su San Paolo.

don Fabio Villani

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