Credo siano passati ormai quasi 10 anni da quando incappai in un video di Crystalina Evert, che iniziava con un detto americano: “Your actions are speaking so loud that I can’t hear what you are saying”. In sostanza, in italiano, “i fatti valgono più di mille parole”, o come dice mio nonno: “le chiacchiere fa li piducchi, li maccarù rrembia la panza” (le parole fanno i pidocchi, un bel piatto di pasta riempie la pancia). Ma ha una sfumatura ancora diversa: che non c’è bisogno di grandi proclami per evangelizzare. Basta essere fino in fondo quello che si è veramente. È quello che ci suggerisce il Vangelo di oggi, V domenica del Tempo Ordinario. E cosa siamo noi? Gesù ci offre due immagini, anzi tre.

Voi siete il sale

Il sale conserva, il sale brucia (vedi anche “Sale, non miele” di L. M. Epicoco), il sale dà sapore, e la stessa radice di sapore è presente nel dono dello Spirito Santo che è la Sapienza di Dio (Papa Francesco ci ha dedicato una serie di udienze, che iniziano da qui). Noi ci nutriamo del Sale che ci viene da Dio, ma diventiamo noi stessi sale. Il sale non parla, non fa proclami verbali, ma attraverso il senso del gusto dà profondità, spessore, corpo a ciò che si mangia, a ciò che si vive. Come sarebbero le mie giornate se non vivessi distratta, ma fossi consapevole momento per momento, in dialogo con la Sapienza di Dio che vede “dentro” e al di là delle cose superficiali?

Voi siete la luce

La luce non parla, non fa proclami verbali. Ma, attraverso il senso della vista, rende più chiaro tutto ciò che c’è intorno, allargando le vedute ristrette e le prospettive degli ambienti in cui ci troviamo. La luce non è fatta per essere nascosta, ma per risplendere. In che modo siamo chiamati a risplendere?

Come città sopra un monte

“Ci poni come luce sopra un monte, in noi l’umanità vedrà il tuo volto”, canta una canzone sullo Spirito Santo. Tu stesso ci metti in una situazione in cui possiamo fiorire e mostrare la tua luce “davanti agli uomini”. Per ricevere applausi? Per farci dire quanto siamo bravi? Non proprio: “perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,16). La mia gioia allora sarà non l’applauso, ma quella relazione: “Padre”.

E ancora una volta, la luce sta in silenzio, ma le sue azioni parlano così forte che se anche volessimo aggiungere qualcosa sarebbe controproducente. Meditando questo Vangelo, il mio cuore si sente dire: “svegliati, e smetti di parlare troppo. Cura quello che sei veramente, compi azioni concrete di misericordia, perché è così che io stesso potrò farmi vicino a quelle persone che io metterò sul tuo cammino. Cammina per le strade del mondo, e vivi come Me, come Figlio, come vera figlia di un Padre che ama!”.

Buon cammino!
Emanuela – Si naturale

Qui per il Link al commento al Vangelo della scorsa domenica

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