Questa settimana vi proponiamo la testimonia-intervista a Luca Rubin. Maestro elementare, non per professione ma per vocazione, Luca Rubin è impegnato in parrocchia come catechista, referente per i ministranti e accolito. Divoratore di libri e penna audace, Rubin è curatore e coautore di “Dimmi qualcosa di bello”, una raccolta di 50 poesie edita per Vita, pubblicata nel 2016.

Nel 2020 Luca Rubin pubblica una serie di meditazioni poetiche intitolata “Il mio cuore non teme”. Esse accompagnano l’uomo nei differenti momenti della giornata <<dall’alba alla notte fonda e fanno prendere coscienza che non siamo sempre uguali e che le differenti tonalità della luce possono influenzare il nostro dialogo con Dio, che, se vuole essere vero, ha bisogno di essere in un certo senso continuo>>.Partendo da questa sua ultima fatica iniziamo questa intervista.

“Il mio cuore non teme”, un titolo tanto semplice ma che ha la fragranza di un’esperienza di fede molto profonda. Come è nato questo titolo?

Quando ho scelto il titolo non si parlava ancora di Coronavirus. Ora che siamo in piena pandemia il cuore che non teme è quello di chi ha fiducia nel Signore in qualunque situazione si venga a trovare. Queste sono le parole di un versetto del salmo 27 (26): 

Se contro di me si accampa un esercito,

il mio cuore non teme;

se contro di me si scatena una guerra,

anche allora ho fiducia.

Tuttavia, il cuore che non teme è ben lontano dalla sprovvedutezza o dalla superficialità. È il cuore di chi, anche in mezzo a mille difficoltà e paure, vede in Dio la Presenza che salva, e il senso della vita. Questo salmo fa da sfondo a tutto il libro, infatti ogni sezione è accompagnata da un suo versetto. Le foto che lo corredano sono state realizzate presso la Fraternità della Speranza a Montegiovi (Subbiano, AR), dove una piccola fraternità monastica vive la preghiera e il lavoro.

Perché l’idea di suddividerlo nelle varie parti della giornata?

Nella prefazione, p. Cesare Falletti, fondatore del monastero cistercense Dominus Tecum, a Bagnolo Piemonte (TO), così scrive: 

Alcune invenzioni della modernità hanno cambiato a 180 gradi non solo il modo di fare, ma anche il cuore dell’uomo; l’elettricità, per esempio, piano piano ha quasi soppresso la distinzione fra giorno e notte e in certi ambienti di lavoro si perde la nozione del tempo e, uscendo ci si stupisce che ci sia la luce o faccia già buio. Ma qualcosa nella persona umana rimane immutato e le differenti ore del giorno continuano a reclamare la loro parte per poter respirare e anelare alla pace, alla serenità, al buon equilibrio. Il nostro vero io vive e respira nello scorrere delle ore e della luce. Queste meditazioni poetiche accompagnano l’uomo nelle differenti tappe della giornata, secondo un antichissimo scandire delle ore della preghiera, dall’alba alla notte fonda e fanno prendere coscienza che non siamo sempre uguali e che le differenti tonalità della luce possono influenzare il nostro dialogo con Dio, che, se vuole essere vero, ha bisogno di essere in un certo senso continuo. 

Quando scrivo queste preghiere può essere l’alba, oppure a notte fonda, o ancora nel pomeriggio: ecco che ogni momento può contenere i vari stati d’animo, che la preghiera contiene ed esprime. 

Leggendolo mi è tornata in mente il genere letterario dei Salmi, vi è qualche attinenza oppure è stata dopo una mia impressione?

I Salmi sono Parola di Dio rivolta a Dio, sono la preghiera di chi si affida all’Amore, e all’amore chiede le parole e i modi per esprimerlo. Il libro ha molti riferimenti al genere dei Salmi, più o meno impliciti, a partire dal titolo, alle introduzioni delle varie sezioni. Più in generale, ogni nostra preghiera è un salmo, cioè il canto del cuore per il Signore. 

È molto ricorrente il tema della “presenza” nascosta nelle trame dell’esistenza, esiste un modo per accorgersi di questa presenza?

La distrazione e la confusione certamente non sono buone alleate. Se qualcuno entra nella stanza in cui io mi trovo, e non me ne accorgo, ci possono essere motivi diversi: frenesia, disinteresse, apatia, insensibilità. Accorgersi è sinonimo di accogliere: se mi accorgo dell’altro lo accolgo, se lo accolgo mi accorgo. La presenza del Signore è certamente delicata ma appunto, presente, e la semplicità è il suo tratto caratteristico. 

In ultimo qualche consiglio a chi vuole avvicinarsi con frutto alla Parola di Dio.

Ascoltare. Se ascolto instauro una relazione, se ascolto interagisco, se ascolto recepisco. Dio è semplicità infinita: la sua Parola è semplice, siamo noi che spesso complichiamo a dismisura. Leggi, ascolta, medita, contempla in semplicità. Dio non è solo nella mente ma anche nel cuore, e nella vita di ogni giorno. Leggi anche se non capisci, e cogli quelle parole luminose, che si accendono al passaggio degli occhi, e lì lasciati accendere e illuminare. 

Shaqued & Agape

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