In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». (Mc 4, 35-41)
“Le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena.” A volte ci sentiamo così, sommersi dai pensieri, dalle preoccupazioni. Un uomo dorme, gli altri invece sono svegli. Ma siamo sicuri che non sia forse il contrario? Sono i discepoli che dormono, siamo noi, mentre il Signore veglia anche dormendo. I discepoli con gli occhi aperti, ma addormentati di fronte alla quotidianità, che scorre davanti a loro come una successione noiosa di giorni e di fatiche, ciechi all’amore e al prossimo finché non vengono toccati nella loro incolumità: “le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena”. Ora c’è davvero rischio di annegare, di fronte alle difficoltà della vita che da sempre eravamo abituati a combattere con i nostri mezzi, ma che adesso si pongono innanzi a noi con una violenza inaudita.
“Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva”. Il Papa, pregando il 27 marzo in modo straordinario per tutto il mondo, ha sottolineato come “mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa, proprio nella parte della barca che per prima va a fondo.”
(Fonte: http://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2020/documents/papa-francesco_20200327_omelia-epidemia.html).
Gesù non è lontano da noi: è sulla nostra stessa barca. Di più, Egli si trova “nella parte che per prima va a fondo”: egli è presente nelle nostre situazioni più buie, al fondo delle nostre preoccupazioni, al fondo della nostra disperazione, al fondo della nostra angoscia. Come una sedia che sostiene il nostro peso, come un divano su cui sprofondare, come il pavimento che accoglie i nostri passi, uno dopo l’altro, passi che noi diamo per scontati ma che ci permettono di vivere e di svolgere anche le più piccole azioni quotidiane.
“E che cosa fa? Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre – è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme –” (Papa Francesco). Dorme sereno, fiducioso nel Padre. Gesù ci insegna come affrontare le tempeste grandi e piccole della vita, affidandosi a Lui e al Padre. Se non si preoccupa lui che sta “nella parte della barca che per prima va a fondo”, perché dovremmo preoccuparci noi? La sentirà l’acqua, no? E non ci lascerà certo affondare. Eppure il nostro cuore è inquieto, turbato, angosciato. A volte Dio si serve delle tempeste per risvegliarci, noi veri dormienti, e far sì che possiamo rivolgerci a Lui, con un grido che finalmente non viene dai nostri riti religiosi, e nemmeno dalla nostra mente, ma dal profondo del nostro cuore, inscritto nella nostra stessa carne: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”. Certo che gli importa, infatti la risposta è lapidaria:
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (non avete fiducia che io vi voglio bene?). “L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.” (Papa Francesco)
Vostra sorella “Si naturale”
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