Raccontaci di quella volta che hai incontrato Gesù!
Concorso di scrittura “Penne nascoste”

L’inferno

«L’inferno del subire un pestaggio di gruppo, del disturbo depressivo maggiore, e dei disturbi dell’ideazione, successivamente diagnosticati.

L’inferno della vergogna a chiedere aiuto, dello scappare in bagno a piangere a dirotto, durante le ore di lezione.

L’inferno del sentirsi attratto dalle sette sataniche, che ti propongono di profanare l’Eucaristia, in cambio della soluzione ai tuoi problemi (ringrazio Dio per avermi scampato dal compiere questo scempio!).

L’inferno di volerla fare finita, con la paura del dolore fisico, del rischio di atroci sofferenze come prezzo per lasciare questo mondo, come unica cosa che ti impedisce di ucciderti.

Quella paura che, per quanto possa sembrare ‘rapida e indolore’ come soluzione, non mi fece premere il grilletto di quella pistola calibro 9 sulla mia tempia destra.
E che mi impedì di buttarmi da quel ponte.

Poi, proprio in quell’inferno, nel 2009, arrivò un invito, a visitare una città dell’Umbria, che si chiama Assisi. Di quel giorno ricordo perlopiù una sensazione: quella di una seduzione e di un innamoramento. Vagai tutto il giorno per la città di Assisi, con questa sensazione addosso.

Dopo quel giorno riiniziai a confessarmi e rifrequentare la Messa, abbandonata molto tempo prima, e nel 2011 ricevetti la Cresima. Prima del giorno della celebrazione della Cresima, il mio parroco, ‘casualmente’ ci portò in ritiro proprio ad Assisi. Fra le varie cose, ascoltammo la predicazione di un fratello francescano (di cui purtroppo non ho mai saputo il nome), che mi fece piangere come una fontana, e al cui termine, tutti noi, cresimandi del ritiro, stringemmo la mano.

Quando gli strinsi la mano io, guardandomi e sorridendomi allegramente, mi si rivolse dicendomi:

“Eccolo qui, il ‘perseguitato’ dall’Amore del Signore! Ti vuole bene, eh!? Dopo due anni, ti riporta qui, con Lui!”.

Non l’avevo mai visto prima di allora. Credo che sia stata la più bella ‘conferma di fede’ che potessi mai desiderare di ricevere. Ad oggi, quando ‘faccio memoria’, non mi abbandona mai nemmeno il ricordo di questo ragazzino che ero. E ogni tanto, in qualche angoletto recondito della mia anima, come una ‘spina nel fianco’ affinché ‘non monti in superbia’, si fa ancora un po’ sentire, per spronarmi a continuare a camminare, a non fermarmi, che ora è il tempo del pellegrinaggio. Come se mi ammonisse continuamente, che solo quando finalmente avrò ‘tagliato il Traguardo’, solo quando finalmente vedrò ‘faccia a faccia’ Colui che è la Fonte e l’Origine di ogni creatura e di ogni vero bene, allora potrò dirgli addio per sempre. Nella certezza che, in quel giorno eterno, ‘le cose di prima saranno passate’».

A Valentino va il Premio San Paolo, perché la sua testimonianza ci ha ricordato che Dio è folle d’amore per ciascuno di noi e anche quando stiamo annegando negli inferi, Lui Re della Vita, scende a prenderci e salvarci. (Qui potete leggere il racconto della conversione di San Paolo).

Grazie Valentino! Dio ti benedica!

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