La vita come una barca
È scesa la sera nel Vangelo di questa XII Domenica del Tempo Ordinario. È il momento di ormeggiare la barca e trovarsi una sistemazione per la notte. Mi immagino i discepoli stanchi morti che non vedono l’ora di distendersi da qualche parte e riposarsi finalmente. La giornata è stata strapiena. Gesù ha insegnato tremila cose e forse anche mentalmente i discepoli non Lo ‘reggono’ più tanto, per quanto siano comunque entusiasti di Lui.
Anche Gesù dev’essere stanco ma non esita a far loro una proposta inaspettata: «Passiamo all’altra riva». Gesù ha in mente qualcos’altro per loro. D’altronde un vero maestro come Lui, lo sa che prima di tutto viene la teoria, dopodiché, per assimilare la teoria, occorre fare pratica!
Penso a tutte quelle volte in cui crediamo di aver fatto tutto, è giunta ‘la nostra sera’ cioè il momento in cui ci meritiamo un po’ di riposo, una pausa-relax che abbiamo intelligentemente programmato, e ci diciamo: “Oh! Adesso, fermi tutti ché finalmente si dorme!”. E invece… ci arriva quel messaggio, quella persona, quell’imprevisto, che scombussola i nostri piani. Eppure se Dio ci chiama a rinunciare a questi ultimi è perché non contano davvero: non saranno la mediocrità né la pigrizia a salvare la nostra barca nella tempesta. L’unico equipaggiamento che ci serve è Cristo.
Abbiamo bisogno di cuori liberi e pronti a dire sì alla Sua Parola che, siamo sinceri, comporta da parte nostra una perdita (di tempo, di sicurezze, di riposo, …). In fondo però ci accorgiamo che i sì che diciamo al Signore tirano fuori il meglio da e di noi, ci fanno prendere la giusta direzione e trovare il senso della vita.
E così i discepoli, seppur sfiniti, mettono in pratica la Parola di Gesù e prendono il mare insieme a Lui. Accettano in sostanza di dare la priorità a un desiderio del Signore, anche strano e lì per lì poco sensato, piuttosto che obbedire al loro personale bisogno di riposare. Stanno imparando a morire a se stessi, a decentrare se stessi e a mettere al centro, al primo posto, la Parola di quel Gesù, che a malapena conoscono.
Si può perdere il sonno per qualcuno? Questo passo di Vangelo sembra risponderci: Sì, per amore si può e si deve.
Gesù: passeggero o capitano?
Gesù non pretende che noi capiamo tutto di Lui, certe volte Lui ci parla e noi non afferriamo il senso di ciò che ci dice, non sappiamo perché quella Parola la stia dicendo proprio a noi. Ciò che Gesù desidera è che Gli diamo fiducia e Lo accogliamo così com’è nella nostra barchetta, esattamente come fanno i discepoli: «Lo presero con sé, così com’era, nella barca».
L’episodio della tempesta sedata ci ricorda che Gesù non vuole essere un passeggero da traghettare nella nostra vita. Lui non vuole starsene in disparte a guardare o a dormire mentre le onde, gli eventi ci minacciano. Se lo fa, è perché non vuole imporsi e attende solo che noi lo svegliamo. Lui ama essere coinvolto in ciò che ci succede, bello o brutto che sia, ama essere scomodato da quel cuscino dove talvolta lo releghiamo, ama sporcarsi le mani insieme a noi, ma noi glielo dobbiamo permettere! Non aspettiamo sempre di trovarci in mezzo alla tempesta o sull’orlo del precipizio per invocarlo. Chiamiamolo sempre. Affidiamoci sempre.
Se in qualche modo abbiamo incontrato il Signore nella nostra vita, oggi è il momento di farci tre domande:
Prendiamo sul serio le proposte di Gesù anche quando sono un po’ strampalate?
Abbiamo mai pensato che Gesù voglia salire proprio sulla nostra barca, cioè voglia vivere insieme a noi la vita?
Lo trattiamo come se non ci sia? O meglio ancora: Gesù è per noi un passeggero o il capitano della nostra barca-vita?
Buona preghiera e buona Domenica!