2020? Bye bye boomers! E’ riflessione scritta proprio sullo scadere del 2019, alle soglie del 2020!

Non so voi ma io personalmente pratico uno sport agonistico non indifferente: costruzione e difesa delle immagini di me, è uno sport tanto duro quanto inconsapevole. Infatti se ci pensiamo bene, nella cultura dell’immagine, ognuno di noi ha molta cura della propria di immagine affinché sia scintillante, impeccabile, perfetta, pronta per essere, a delle volte, immortalata e condivisa nei social media. L’aspetto crudele di questa pratica agonistica (agonistico viene da agone cioè lotta) è che spesso questa rappresentazione di noi è falsa, non corrispondente al reale, credo sia un meccanismo di difesa: apparire diversi da quello che si è, ingannando ed ingannandoci. 

Corollario di questa abitudine poco sana è proiettare su noi stessi delle aspettative crudeli ed irreali, a volte frutto anche dell’aria che respiriamo: standard sociali, attese famigliari, pretese infantili e così via. Una fatica immane e spesso inutile perché basta davvero poco che il castello di carte crolli e ci ritroviamo, a volte feriti, con la nostra immagine reale, più vera quindi più bella che è completamente diversa da quella che, invece, proiettiamo sui nostri “specchi” immaginari. 

Questo può divenire, se già non lo fosse, una giostra viziosa alla quale si può porre termine solo con un atto di coraggio, un salto, dichiarando di non voler partecipare a questa competizione. Come scendere? Come porre uno stop a questo circolo vizioso per l’appunto?

Un piccolo suggerimento ci viene da Oltreoceano e dal termine gergale, soprattutto nei social, “Ok Boomer!”, molto in voga tra i Millennials e la cosiddetta Generazione Z (con i primi ci riferiamo ai nati tra la fine degli anni ottanta e gli anni novanta mentre con i secondi si indicano i nati dal 2000 in poi). Questi giovani adoperano questo termine a mo’ di “stop” nei confronti di alcune affermazioni e discorsi dei “baby boomers” (cioè di coloro nati e cresciuti durante il boom economico), i quali si rivolgono ai giovani con tutto un carico di aspettative sociali frutto della loro esperienza.  Quali sono queste aspettative, che diventano pretese? Eccone una breve ma esemplificativa lista:  “Il fidanzato lo hai? L’Università, quando la finisci? Ma quando ti sposi? Non è ora che inizi a fare un lavoro serio?“. 

Una pioggia di domande – a volte dettate da affetto, a volte da mera curiosità – che bersagliano il giovane, ma non solo il giovane, di questa epoca, cosa crea ciò? Nei caratteri più forti e definiti gli effetti sono limitati ma invece su dei caratteri più sensibili avviene un sovraccarico di peso sociale che spesso può schiacciare oppure essere interiorizzato: gli standard altrui sono i miei standard, devo raggiungere questi obbiettivi perché così, per semplificare, la società vuole, (qui con il termine società si intendono famiglia, amici ed altri contesti). Se la conseguenza più drammatica è rimanere oppressi sotto il peso di queste “immagini sociali”, la situazione più intricata è quando un giovane insegue “sogni” non suoi, senza chiedersi – avviene più spesso di quanto si creda – se è il suo sogno, se è il suo progetto di vita, senza ascoltare ciò che batte nel profondo del proprio cuore. 

A questo punto inizia la giostra dei “devo”: devo sposarmi, devo laurearmi, devo…, devo…; che – per carità – sono obbiettivi belli e santi ma non assoluti, non idoli a cui sacrificare la propria libertà e la propria vita con un’ansia da prestazione che mista alla fretta produce un botto di infelicità. E’ un meccanismo complesso che io ho timore di aver banalizzato descrivendolo con rapidità e sicuramente superficialmente in molti aspetti ma che credo sia radicato in molti giovani, spesso infelici, i quali vorrebbero essere se stessi senza stare troppo a crearsi immagini da mostrare agli altri ed essere finalmente se stessi. 

Stiamo per mettere un piede nel 2020, sicuramente avrete tutti una marea di buoni propositi, ve ne suggerisco un ultimo, molto riposante e anti – stress, guardarsi allo specchio: riconoscere tutte le false immagini di noi e della nostra vita che abbiamo “addosso”, come maschere e ad ogni maschera dirsi: “Ok boomer!” e lasciarla andare, una alla volta, sarà doloroso e vi sentirete nudi e fragili ma inizierete a respirare con i vostri polmoni, la vostra aria per divenire, a piccoli passi, finalmente voi stessi. 

Buon Duemila di – venti.

Altri articoli di riflessioni su vari tempi, in particolare spiritual sono presenti nel nostro sito: https://www.legraindeble.it/

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