Negli ultimi giorni, da Pentecoste in poi, possiamo notare nelle nostre chiese e nelle nostre liturgie un’assenza, forse discreta, quasi nascosta: il cero pasquale.

Entrato solennemente nella notte di Pasqua, il cero, simbolo di Gesù “luce del mondo”, per cinquanta giorni è arso gentilmente ma con forza durante tutte le liturgie del tempo pasquale.

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Un simbolo molto importante, a volte misconosciuto, tanto che in alcune realtà parrocchiali esso viene sostituito, erroneamente, con un cero di plastica. Tale scelta fa venir meno uno dei motivi esistenziali di esso: il consumarsi mentre sprigiona luce, segno di quel Gesù che morendo ha dato la Vita e la Redenzione al mondo.

Leggiamo con calma, quasi meditandole, le parole di Romano Guardini a tal proposito:

In alto è sospesa la fiamma e in essa il cero trasmuta il suo corpo immacolato, in luce calda ed irraggiante. Non senti tu innanzi ad essa il ridestarsi di qualcosa tutto nobile? Guarda come sta, salda e sicura al suo posto, drizzata verso l’alto, pura e dignitosa. Nota come tutto in essa proclami: «Io sono pronta!»; come essa stia dove merita stare, dinanzi a Dio. Nulla in essa fugge, nulla si sottrae: tutto è limpida prontezza. E si consuma nella sua vocazione, senza cessa, trasformandosi in luce e fiamma” (I santi segni, p. 152).

E’ centrale in questo breve inciso il concetto di prontezza missionaria del cero, esso è pronto per ciò a cui è destinato: ardere per illuminare.

Foto di Steve Theaker da Pixabay 

Il cero e la missione

Non a caso, anzi provvidenzialmente, il giorno di Pentecoste abbiamo ascolto queste parole: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così io mando voi” (Gv 20, 21). Al seguito di ciò, il Risorto soffia sugli apostoli donandogli lo Spirito Santo.

Continua Guardini, quasi a commentare questo passo evangelico: “Fa’ che assurga a espressione della tua anima. Ridesta dinanzi a esso ogni nobile prontezza: «Signore, sono qui!». […] Non abbandonare la tua destinazione. Persisti. Non chiedere di continuo il perché e il dove. Il senso più profondo della vita sta nel consumarsi in verità e amore per Dio, come il cero in luce e fiamma” (I santi segni, pp. 152 – 153).

E’ tutta qui la lezione del cero, indicarci simbolicamente la nostra meta: consumarci, alla sequela del Risorto, in verità e per amore.

Shaqued

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