Il segno di Croce è un articolo della nostra rubrica: ABC liturgico.
Non vi capita mai di vivere la Messa in maniera distratta, confusa, automatica, come degli spettatori che guardano uno “spettacolo” grossomodo sempre uguale?
Ed in questa “recita” ripetere dei gesti, dei movimenti, dei segni senza comprenderne a fondo il valore, né il senso?
Perché stare seduti? Perché alzarsi? Perché inginocchiarsi? Io me lo sono chiesto tante volte e per questo che ho deciso di creare questo piccolo spazio con il nome simpatico di “ABC liturgico” perché in esso e grazie ad esso possiamo entrare più in profondità nello spirito della Liturgia.
Trattandosi di un ABC non possiamo che iniziare dal “segno” più semplice ed allo stesso tempo ricorrente: il segno di (o della) Croce.
Ci lasciamo ammaestrare dalle parole di Romano Guardini, teologo italiano, grande amante della liturgia. Una volta lette tali parole si intuirà l’inutilità di un commento da parte mia, quindi buona lettura e meditazione.
“Quando fai il segno della croce, fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, tale che nessuno capisce cosa debba significare. No, un segno della croce giusto, cioè lento, ampio, dalla fronte al petto da una spalla all’altra. Senti come esso ti abbraccia tutto?
Raccogliti dunque bene; raccogli in questo segno tutti i pensieri e tutto l’animo tuo, mentre esso si dispiega dalla fronte al petto, da una spalla all’altra. Allora tu lo senti: ti avvolge tutto, corpo ed anima, ti raccoglie, ti consacra, ti santifica.
Perché? Perché il segno della totalità ed è il segno della totalità. Sulla croce nostro Signore ci ha redenti tutti. Mediante la croce Egli santifica l’uomo nella sua totalità, fin nelle ultime fibre del suo essere. Perciò lo facciamo prima della preghiera, affinché esso ci raccolga e ci metta spiritualmente in ordine; concentri in Dio pensieri, cuore e volere; dopo la preghiera affinché qui in noi quello che Dio ci ha donato. Nella tentazione, perché ci irrobustisca. Nel pericolo, perché ci protegga. Nell’atto della benedizione, perché la pienezza della vita divina penetri nell’anima e vi renda feconda e consacri ogni cosa.
Pensa a quanto spesso fai il segno della Croce. E’ il segno più santo che ci sia. Fallo bene: lento, ampio, consapevole. Allora esso abbraccia tutto l’essere tuo, corpo e anima, pensieri e volontà, senso e sentimento, agire e patire e tutto diviene irrobustito, segnato, consacrato nella forza di Cristo, nel nome del Dio uno e trino”
(Romano Guardini, Lo spirito della Liturgia, I santi segni, pp. 125 – 126).
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