In questo lunedì mattina, ultimo di questo anno liturgico ormai al termine, la Liturgia ci consegna tre storie che hanno una cosa in comune: la follia dell’amore. Storie che ci insegnano ad andare al di là del semplice “buon senso”. Vi è infatti un filo rosso all’interno di queste tre vicende all’apparenza distanti nel tempo e nello spazio – faceva notare stamattina nell’omelia il sacerdote. 

Andrea Dung Lac e 116 compagni, uomini che a cavallo tra il 1700 e il 1800, furono uccisi – come martiri – in Vietnam, a causa di una persecuzione feroce che vide più di 50 editti  promulgati contro i cristiani in un lasso di tempo relativamente breve. Daniele, Anania, Azaria e Misaele, quattro giovani ebrei, che alla corte del re di Babilonia, Nabucodònosor, decidono di non contaminarsi con il cibo “pagano” per amore del proprio Dio e della tradizioni dei loro padri, mettendo a rischio la propria vita per la fedeltà al loro credo. Una vedova che – non possedendo quasi nulla – getta se stessa in offerta a Dio, donando quei quattro spiccioli che le avrebbero garantito la sussistenza, interessante che l’evangelista Luca nel descrivere il gesto della vedova usa il termine “vita” in greco (biòs) per “quantificare” l’offerta della vedova al Tempio. 

Tre storie che vanno completamente al di là del “buon senso”, quei testimoni vietnamiti avrebbe potuto avere posizioni più dolci e di compromesso, testimoniare in segreto la loro fede, avere salva la vita e poi magari continuare la loro opera fino alla vecchiaia. I quattro giovani ebrei avrebbero potuto accettare il cibo babilonese, dopotutto è semplicemente cibo. La vedova avrebbe potuto evitare di gettare tutto, avrebbe potuto tenere per sé il necessario per vivere, senza mettere a repentaglio la propria vita. 

Tutto vero, tutto sensato per chi non è innamorato, per chi dentro sé non ha il fuoco divampante e totalizzante dell’Amore. Solo chi ama rischia, solo chi ama si consegna senza riserve, solo chi ama sa che una vita consegnata è più piena di una vita trattenuta, solo chi ama sa che si può morire, vivendo e si può vivere, morendo. 

Altre meditazioni a partire dalla Parola di Dio sono nella nostra rubrica: Lievito nella pasta.

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