Commento al vangelo dell’Ascensione

Nei sinottici, Luca e Matteo

Secondo la narrazione di S. Luca, ritenuto autore del terzo vangelo e degli Atti degli Apostoli, quaranta giorni dopo la Pasqua, a Gerusalemme, sul monte degli ulivi, Gesù si staccò dai Suoi e salì (ascese) al Cielo (Lc 24,51). In Matteo l’Ascensione avviene sul monte in Galilea, dove Gesù aveva convocato gli undici apostoli, resi nuovamente dei “chiamati”, come all’inizio, tre anni prima (Mt 28,16-20). Il monte non è un luogo geografico, ma teologico, rimanda al discorso della montagna, dove era stata proclamata da Lui stesso la Verità su Dio e sull’uomo. Nell’Ascensione matteana non c’è l’allontanarsi di Gesù dai discepoli, dubitanti rispetto al prosieguo della sequela. Egli si avvicina a questi uomini titubanti nel dono di sé e consegna loro dei compiti specifici. Matteo nota come si compia, nell’evento dell’Ascensione, il titolo di Emanuele “Dio-con-noi” con l’ultima rivelazione/promessa: “Io-sono-con-voi” (Mt 28,20).

Nel linguaggio ellenistico non c’era immagine più eloquente per indicare l’ingresso di un uomo nel mondo di Dio che parlando di salita al Cielo. I pagani conoscevano l’apoteosi dei grandi eroi aggiunti, al termine della vita terrena,al “firmamento” degli dei.

Gli ebrei sapevano dalla Bibbia di personaggi come Enoch ed Elia rapiti in Cielo (Gen 5,24 e 2Re 2,1-14). Il profeta Daniele, in Dan 7,13-14, parla del Figlio dell’uomo sulle nubi del Cielo, cioè dell’uomo vero, a cui Dio dona il regno nuovo ed eterno, non più quello pre-umano delle belve che ha contraddistinto i grandi imperi, bensì quello vero che non è da questo mondo.

Risorgere alla vita del Padre

La narrazione diacronica di Luca presenta la Pasqua di Gesù in tre grandi tappe: 1. la Manifestazione/Apparizione del Risorto alle donne, ai due di Emmaus e poi ai discepoli nel cenacolo. 2. l’Ascensione di Gesù avvenuta a Gersalemme, quaranta giorni dopo la Sua risurrezione. 3. la Pentecoste, cinquanta giorni dopo la Pasqua, con il dono dello Spirito Santo promesso da Gesù.

La narrazione in tappe successive (diacronica) non va presa alla lettera. Si tratta di un linguaggio apocalittico, rivelativo, della condizione metastorica in cui è entrato il Figlio di Dio fatto uomo con la Risurrezione. Essa non è stata il rianimarsi di un cadavere per continuare la vita quaggiù, ma il risorgere alla vita del Padre. Dentro il Mistero di Dio c’è l’umanità glorificata di Cristo. C’è la rivelazione che viene a stravolgere il concetto monoteistico dentro il quale si tende a incasellare il cristianesimo, equiparato all’ebraismo e all’islamismo.

Nella Risurrezione, Colui che era morto, ora è il Vivente. Colui che era stato umiliato e si era svuotato di sé diventa il Glorioso. Si pensi all’inno cristologico di Paolo ai Filippesi (Fil 2,1-11). Si parla della kénōsis, spogliazione, svuotamento e dell’esaltazione-glorificazione del Figlio da parte del Padre. Questa sarebbe la forma sincronica della narrazione del mistero pasquale. Dunque l’Ascensione è la glorificazione di Gesù alla destra del Padre. “Mi è stato dato ogni potere in Cielo e in terra”, come si legge in Mt 28,18.

Giovanni

La Glorificazione di Gesù è un tema caro al quarto vangelo. Il vangelo di Giovanni viene diviso in due parti: libro dei segni e libro della gloria. Essa avviene sulla croce, quando Gesù viene innalzato da terra. Il condannato, il reo sospeso tra cielo e terra è il rifiutato da Dio e dagli uomini. Allo sguardo della fede invece è la massima rivelazione di Dio e dell’uomo. Il Risorto dirà a Maria di Magdala: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 20,17).

Dopo questo tentativo di sintesi di alcuni significati del mistero dell’Ascensione, ricordando che i misteri si contemplano e non si comprendono, chiudiamo con il desiderio di immergerci nella Pasqua-Ascensione-Glorificazione di Gesù. Nel Vangelo di Matteo c’è il compito di battezzare coloro che sono diventati discepoli. In greco il verbo baptízō, a differenza del verbo báptō, indica non un immergersi temporaneo rituale nel mistero della Pasqua, indica invece il rimanere immersi dentro il dono di grazia. Il nostro desiderio sia secondo la parola di Gesù un “rimanere” in greco ménein, dentro la Verità che è Via e Vita. “Andate Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’era del tempo” (Mt 28,20). Buona festa dell’Ascensione.

Don Olivio Medori

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