Ci eravamo lasciati con il profetico sogno di Mardocheo, ma teniamolo ancora sospeso e avvolto nel mistero, per il momento.

Sempre nel primo capitolo della versione greca del libro di Ester apprendiamo che il nostro Mardocheo, che prestava servizio alla corte del re Artaserse, riesce a sventare una congiura contro quest’ultimo, macchinata dai due eunuchi del re: Gabatà e Tarra. Ciò ci porta a considerare, anzitutto, l’attenzione del giudeo circa gli avvenimenti di corte, la sua prudenza verso i funzionari malvagi che avevano tentato di sovvertire il regno e la sua lealtà nei confronti del sovrano. Insomma, Mardocheo è un uomo giusto, sveglio, uno che si accorge del male che si insinua nei cuori degli esseri umani e con coraggio, senza perdere tempo, senza aspettare la disgrazia, lo sradica con i mezzi di cui dispone.

Un amico come Mardocheo

Mi viene spontaneo ammirare Mardocheo non tanto per il suo coraggio, quanto per la capacità di accorgersi di una situazione ambigua, non limpida, oscura attorno a lui. Come avrà fatto?

Non è sempre facile riconoscere il male, anzi, direi quasi che non lo è mai. Il buio si ricopre di luce, di una luce spesso anche eccessiva, molto superiore a quella di cui avrebbe bisogno per camuffarsi, accecante al punto da fare invidia al giorno. Una luce che però non è autentica e, se anche ti abbaglia, ha la durata di un fulmine che non sfiora neppure 1 millisecondo.

E allora mi immagino i due eunuchi complottisti particolarmente accondiscendenti nei riguardi del re. Si saranno mostrati puntuali nei vari incarichi, impeccabili custodi della corte e avranno raggirato il re con parole suadenti. Tutto questo però non convince Mardocheo che «intese i loro ragionamenti, indagò sui loro disegni e venne a sapere che quelli si preparavano a mettere le mani sul re Artaserse» (Est 1, 1n). Il male ha sempre bisogno di nascondersi ma, prima o poi, viene a galla la sua vera natura di morte. Infatti, solo il Bene sa dare davvero la vita.

I due eunuchi vengono quindi puniti dal re, mentre Mardocheo è insignito dell’incarico di funzionario di corte e ricompensato con numerosi doni. Proprio questi privilegi contribuiscono ad accendere l’invidia del consigliere Aman, il quale cerca di trovare un modo per togliere di mezzo Mardocheo e tutto il suo popolo.

Photo by Valerie Blanchett on Unsplash.

Il tempo

La storia prosegue con un significativo cambio di scena e, non a caso, la versione ebraica prende avvio proprio da qui. Ce ne accorgiamo anche dalle coordinate temporali e spaziali che vengono ripetute con molta insistenza.

«Dopo queste cose, al tempo di Artaserse – quell’Artaserse che regnava dall’India sopra centoventisette province –, proprio in quel tempo il re Artaserse, che regnava nella città di Susa, l’anno terzo del suo regno fece un banchetto per gli amici e per quelli delle altre nazionalità, per i nobili dei Persiani e dei Medi e per i prefetti delle province» (Est 1, 1-3).

Questi dati temporali non sono privi di significato. Spesso, anche leggendo il Vangelo, ci imbattiamo nella formula di rito che introduce un qualche episodio della vita di Gesù: «In quel tempo…».

E forse, altrettanto spesso, diamo per scontato il tempo e non ci fermiamo a riflettere sulla sua importanza. Sorvoliamo sul tempo forse proprio perché siamo sempre di fretta e, di conseguenza, troppo abituati a vedercelo sfuggire di continuo dalle mani. Ci siamo illusi che la fretta sia il rimedio per vivere più vite e godere appieno di ogni istante e il risultato è che andiamo in giro esauriti, sfiniti, bisognosi di riposo, in continua attesa del week-end e del prossimo ponte di vacanza per rilassarci e fuggircene altrove, ingordi di nuove esperienze e nuove relazioni, ma con una voragine di vuoto e solitudine infernale nel cuore.

Calma! Non devi costruirti una reggia per farti voler bene da Dio; non devi guadagnare tot al mese; non devi dimostrare niente per meritarti il Suo Amore! Dio vuole solo stare con te nel tempo in cui ti ha chiamato a vivere: oggi. Dal tuo prenderti oggi del tempo per stare con Lui dipendono la tua pace e la tua gioia.

Photo by Marcos Paulo Prado on Unsplash.

Per riflettere…

C’è un tempo opportuno e assai preciso in cui si verificano certi eventi nella nostra storia personale e nella storia collettiva dell’umanità. Dinanzi a questi ultimi siamo chiamati a prendere una scelta, a rispondere secondo quello che Dio, nella nostra coscienza, ci ispira. 

Non è casuale il tempo in cui viviamo e se Dio ha deciso di farci nascere in quest’epoca, vuol dire che per noi non c’era un periodo migliore e ci farà fare cose grandi come e più di quelle che ha compiuto Lui, proprio in questo tempo.

Allora mi chiedo: che valore do al mio ‘oggi’? Mi faccio guidare dalla fretta nelle scelte quotidiane, o mi prendo il tempo opportuno, quello che mi serve, per pregare e discernere la volontà di Dio?

Dandoci appuntamento alla prossima puntata, vi lascio una frase tratta dal romanzo L’appello di Alessandro D’Avenia, che ben riassume quanto detto:

«La fretta è proporzionale alla difficoltà di amare, perché per amare bisogna prendersi tutto il tempo che ci vuole».

Benedetta

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