Un’attesa, nemmeno un mese, un tempo limitato e limitante che ci pone una serie di domande, la prima: attendere sì, ma chi? Nessuna attesa può essere vera se non è fecondata da questa domanda: l’identità del veniente, di colui che sta per venire. Perché in questo e su questo reggono e cadono le nostre speranze, Don Tonino bello, santo vescovo e santo sacerdote, affermava che sono le nostre attese che proiettano la verità del nostro essere.
Chi stiamo attendendo? Gesù, senza dubbio. Almeno si spera che sia così, si spera – almeno per noi cristiani – che il nostro cuore aneli a Lui, alla sua Venuta, perché può accadere che con le labbra si confessi un amore, poi smentito dalla realtà delle azioni.
“Ma chi è questo Gesù? Chi è questo Gesù per me?”, domande brucanti, domande non da catechismo, domande a cui la risposta non è contenuta nei libri ma nella nostra carne, nelle pagine della nostra storia. Può capitare – anzi è sovente – che la nostra attesa sia tiepida, sia quasi svogliata, una sorta di recita, ma che in fondo in fondo questa nascita non ci cambierà nulla, ci lascerà come ogni altro Natale, uguali a prima, forse un po’ più grassi, forse un po’ più pieni di oggetti ma dentro? Come sempre. Può capitare anche che la nostra attesa sia colma di ansia, come l’attesa di un giudice che viene per giudicarci, che viene per scovare le nostre mancanze, i nostri peccati; è un pericolo – forse latente ma credo presente nel nostro intimo.
Se questa è la nostra speranza o paura, allora stiamo aspettando la Persona sbagliata, non stiamo aspettando il Figlio di Dio che viene nel mondo a salvarci o il Figlio dell’uomo come ci dice il Vangelo di Matteo, non stiamo aspettando il Redentore. Perché se non fosse così, non si capirebbero molti nostri atteggiamenti pigri e sonnolenti, di comparse evangeliche che quasi smorte ripetono gli stessi gesti di anno in anno.
Cosa fare? Per levarci questo torpore di dosso, occorre cercare, entrare in una sana inquietudine, una sana smania di innamorati per cercare di scoprire il Volto di questo Dio che viene, che assume la nostra Carne, chiedersi – senza troppi scrupoli – ma io chi sto aspettando?
Paride
“Attendere” è un compito faticoso, occorre nutrirsi della Parola di Dio, ecco a voi qualche suggerimento: Lievito-nella-pasta/