Vangelo della quarta domenica del Tempo Ordinario

Come uno che ha autorità

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La quarta domenica del tempo ordinario ci mostra Gesù nel suo essere Maestro. Ἦν γὰρ διδάσκων αὐτοὺς ὡς ἐξουσίαν ἔχων (én gàr didàskon autoùs os exousìan échon). La frase si traduce letteralmente come segue: “Era, infatti, nell’insegnare a loro, come uno che ha autorità”. Il Maestro, scrive Marco, possiede ἐξουσίαν, “autorità”. Ma cosa significa nel profondo questa parola? Il sostantivo proviene dal verbo greco ἔξεστι (èxesti), letteralmente traducibile con “è possibile/permesso”. Ma se interrogassimo più profondamente il lemma, scindendolo nelle sue parti fondamentali, capiremmo ciò che si nasconde e che intarsia preziosamente l’essenza del Maestro secondo le parole del vangelo.

Assieme al Padre e al suo Amore

Il verbo impersonale ἔξεστι è formato dalla preposizione ἔξ- e dal verbo -ειμι, “essere”. La preposizione iniziale viene utilizzata per indicare il ‘moto da luogo’, il punto d’origine da cui la sostanza promana la sua essenza. L’autorità di Gesù si incarna nel suo essere, ma proviene direttamente da Dio, perché Gesù è Dio e nel suo essere Dio profila l’autorevolezza dell’insegnamento. Unto dello Spirito, unico Ente assieme al Padre e al Suo Amore, Gesù insegna la vita e ci ripete ogni volta, con dolcissima forza, che senza di Lui non c’è vita.

Stretta fra le mie braccia

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E quella vita che in un sospiro del suo eterno Spirito donava (e dona) la sua Parola muove un sussulto, colpisce profondamente chi ascolta, genera una scossa, una frattura insanabile, primo imprescindibile momento della conversione. Scrive, infatti, Marco: καὶ ἐξεπλήσσοντο ἐπὶ τῇ διδαχῇ αὐτοῦ (kaì exepléssonto epì tè didachè autoù), “e rimasero stupiti per il suo insegnamento”. Il cuore degli ascoltatori di un tempo, in un solo movimento assieme al nostro, riconosce Gesù perché sa che Lui è il suo primo eterno amore. L’anima creata non può non riconoscersi figlia di tale amore, perché se rifiuta la chiamata alla vita, potrà tener stretta fra le sue braccia soltanto la morte.

Dialogo fra la Vita e la morte

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E, dunque, subito ha luogo il dialogo fra la Vita e la morte. Lo sguardo di Gesù si posa su un uomo letteralmente “in uno spirito impuro” che subito grida: “Cosa fra noi e Te, Gesù di Nazaret? Vai e lasciaci. Io so chi sei: il Santo di Dio”. Lo spirito impuro riconosce la Purezza, lo spirito infernale riconosce lo Spirito di Paradiso. La morte riconosce la Vita e la vita comincia a profilarsi nello spirito dell’uomo che in sé aveva la morte. Così la morte viene imbavagliata, imprigionata, ammutolita di fronte alla viva presenza del Verbo, del Pensiero, dell’Amore che ci ha creati soltanto perché solo a Lui tornassimo a riabbracciare l’eternità della vita.

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