La vita nella casa paterna della santa d’Assisi secondo la Leggenda

chiara

La mirabile donna, Chiara di nome e chiara per virtù, nacque nella città di Assisi, da stirpe assai nobile: fu prima concittadina del beato Francesco in terra, per regnare poi con lui in cielo. Suo padre era cavaliere, e tutta la famiglia, da entrambi i rami, apparteneva alla nobiltà cavalleresca. La sua casa era ricca e le sue sostanze, in relazione alle condizioni generali del paese, erano doviziose.

LegsC 1

Così inizia la Leggenda di Santa Chiara vergine. Lo scritto fu redatto per incarico di papa Alessandro VI da un frate minore dopo la canonizzazione di Santa Chiara, avvenuta fra l’agosto e l’ottobre del 1255. Il contenuto della Leggenda, sullo stile delle opere agiografiche del tempo, è suddiviso nei quattro aspetti caratteristici della vita santa: vita, conversio, conversatio e miracula. Secondo questo schema, la genealogia familiare e la prima abitazione nella casa paterna contiene già i presupposti della conversione e della vita religiosa futura. Nulla è casuale nel disegno di Dio abbracciato dalla santa.

Dalle primissime righe con cui si apre la Leggenda è possibile evidenziare tre aspetti fondamentali degli inizi e della conversio: il nome, la sua appartenenza alla nobiltà e il suo essere concittadina in terra del beato Francesco.

Il nome

A proposito del nome, la Leggenda, sinfonicamente al Processo (III 28), racconta un aneddoto della madre Ortolana in dolce attesa, racconto che Chiara stessa era solita narrare alle consorelle:

Mentre la donna, gravida e ormai vicina a partorire, pregava intensamente il Crocifisso in chiesa, davanti alla croce, che la salvasse dai pericoli del parto, udì una voce che le diceva: Non temere, donna, perché sana e salva darai al mondo una luce, che aggiungerà chiarore alla luce stessa. Illuminata da questa profezia, volle che la neonata, rinascendo al fonte battesimale, si chiamasse Chiara, sperando che si realizzasse in qualche modo in seguito la chiarezza di luce promessa, conformemente al disegno d’amore della divina volontà.

LegsC 2

Il nome rivela, prima della sua nascita, il disegno d’amore che il Signore aveva per lei progettato: «risplendere di chiarore nell’oscurità del mondo» (LegsC 3). Ortolana non si tira indietro dall’accogliere, come il muto Zaccaria, il volere celeste e le impone quel nome che la visione le aveva suggerito.

I primi passi nella casa paterna

Da poco data alla luce, ancora piccolina, Chiara cominciò presto a risplendere di chiarore nell’oscurità del mondo e a rifulgere, fin dai teneri anni, per la bontà del suo vivere. Con cuore docile, anzitutto, ricevette dalle labbra della madre i primi rudimenti della fede; e in pari tempo ispirandola e istruendola interiormente lo Spirito, quel vaso veramente purissimo si rivelò un vaso di grazie. Stendeva volentieri la mano ai poveri e dall’abbondanza della sua casa traeva di che supplire all’indigenza di moltissimi. E affinché il suo sacrificio fosse più gradito a Dio, sottraeva al suo corpicciolo i cibi delicati e li mandava di nascosto, a mezzo di persone incaricate, come ristoro agli orfani. Così crescendo con lei fin dall’infanzia la misericordia, aveva un animo sensibile alla sofferenza altrui, e si piegava compassionevole sulle miserie degli infelici.

LegsC 3

La santa trascorreva i primi anni della sua vita avvertendo nel cuore i primi stimoli del santo amore, coltivando l’orazione e la pietà per le miserie degli infelici, apparendo al di fuori adorna per il mondo, ma rivestendosi interiormente di Cristo (LegsC 4). A quella santità che in nuce fioriva nei primi anni della sua giovinezza, mancava però qualcosa di decisivo, qualcosa per cui riempire tutta una vita d’eterno. Mancava un incontro, l’incontro con Francesco.

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