E’ grido

La compassione è grido, è il grido profondo di quel lebbroso che in questo Vangelo, prostrato a terra, trincerato nella solitudine, rivolge a Gesù, senza nessun appellativo: “Se vuoi, puoi purificarmi”.

Gridare – non per la distanza spaziale – ma perché la solitudine, la sua di solitudine è talmente radicale che solo un Dio può ascoltarne il dolore e la tragicità. A terra giacente, sfigurato dalla malattia, inguardabile, intoccabile.

La compassione è tocco

La compassione è tocco, perché Dio è quel tocco.

Dio non ha bisogno di toccare per guarire, se tende la mano e tocca si apre l’abisso della misericordia. Tocca l’intoccabile, Dio. Prende su di sé quella lebbra, quella disperazione, inizia ora per poi terminare sulla Croce con i nostri peccati. Muore per tutti, per il peccato di tutti.

E’ chiave

La compassione è chiave, un chiave che apre, una chiave che chiude.

Apre, riabilita, resuscita uno che sembrava già morto, forse lo era dentro. Un ultimo sussulto e si prostra alla Porta delle pecore, dirà Giovanni. Riammette nella comunità, riammette nel sociale, nella vita vera. Riabilita alla comunione.

Chiude, si chiude fuori, toccando l’impurità diviene impuro, egli stesso il tutto puro diviene immondo. Non può più entrare nei villaggi, lo spazio sacro gli viene interdetto per Legge. Lui la Legge, si fa tenere sotto scacco dalla Legge, quale abisso di obbedienza. Lui è più forte della Legge, di ogni Legge, come sarà ed è più forte della morte, di ogni morte, anche la nostra.

In questa ultima domenica prima della Quaresima, vi invito a sperimentare questa ardente compassione sulla nostra pelle, più bruciante di un sole d’Agosto. Facciamola scendere nei nostri “inferi” e torniamo a nuova Vita.

Shaqued

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