Sapevate che tra i vari epiteti, Gesù Cristo viene definito anche “pio pellicano“?
L’etimologia del nome di questo animale si deve al suo becco, simile ad un’ascia che i greci indicavano col termine “pélekos”, divenuto “pelecanus” in latino.
Questa concezione del Redentore ha a che fare con la devozione del mese di Luglio, il Preziosissimo Sangue.


Melitone di Sardi, vescovo vissuto nel 1° secolo d.C., fu il primo ad identificare nell’animale in questione il Cristo; sant’Agostino e altri dottori della Chiesa ribadirono tale metafora. In particolare, un’opera di carattere
gnostico, il Fisiologo, costituisce il punto di riferimento sulla cui base vennero redatti bestiari medievali: si
parte dall’idea che l’universo fosse un infinito repertorio di simboli, tutti espressione del Dio vivente.
Questi simboli rendevano più facile alle limitate menti umane, la comprensione del grande mistero che è la
Fede; il Fisiologo descrive infatti animali e piante per mezzo di allegorie tratte dalle Sacre Scritture.

Perché il pellicano?

Del pellicano dice che ama moltissimo i suoi figli: «Quando ha generato i piccoli, questi, non appena sono un po’ cresciuti, colpiscono il volto dei genitori; i genitori allora li picchiano e li uccidono. In seguito, però, ne
provano compassione, e per tre giorni piangono i figli che hanno ucciso. Il terzo giorno, la madre si percuote
il fianco e il suo sangue, effondendosi sui corpi morti dei piccoli, li risuscita
».


Due possibili significati sono quindi deducibili: Cristo si lascia crocifiggere e dona il suo sangue per
redimere l’umanità e Dio Padre sacrifica suo Figlio facendolo risorgere dalla morte dopo tre giorni.

Simbologia diffusasi nella letteratura cristiana, citiamo alcuni documenti papali del pontefice Urbano IV
(1195-264) che recitano quanto segue:


LAT: “Pie pellicáne, Jesu Dómine, me immúndum munda tuo sánguine,
Cujus una stilla salvum fácere, totum mundum quit ab ómni scélere”.
IT: “Oh, pio pellicano, Signore Gesù, purifica me, immondo, con il Tuo sangue;
del quale una sola goccia può salvare il mondo intero da ogni peccato
”.


In quell’occasione si trovava lì anche San Tommaso d’Aquino, che ispirato, compose l’inno eucaristico
“Adoro Te Devote”, sequenza letta tuttora durante la celebrazione della Messa del Corpus Domini. Persino
Dante, nel XXV canto del Paradiso cita questi versi e si riferisce all’apostolo Giovanni come “colui che giacque sopra ‘l petto del nostro Pellicano“.
Oltre che in letteratura, è un simbolo presente nell’arte cristiana, dove l’animale viene ritratto nel gesto di
squarciarsi il petto per dare il proprio sangue ai figli; lo si può vedere sotto forma di raffigurazioni musive
(mosaici) all’interno di Chiese di epoca medievale. Tra tutte, il Convento di San Domenico di Fiesole, dove il
Beato Angelico dimorò nella prima metà del 1400.


Per l’immenso amore con cui Cristo donò sé stesso per la nostra salvezza versando fino all’ultima stilla del
Suo Preziosissimo Sangue, forza purificatrice che lava tutte le colpe del mondo, non potremo mai essere
abbastanza grati; proviamo almeno a seguire le orme dei santi Caterina da Siena, San Gaspare del Bufalo,
Santa Maria Maddalena dè Pazzi, papa Giovanni XXIII, promotori del Culto a quel Sangue tanto detestato
dal nemico.
Nei momenti di sconforto, teniamo ben presente quanto Dio, creatore dell’intero universo, ami ogni singola
creatura da versare per essa il Suo Sangue e invochiamolo durante le tentazioni con la seguente giaculatoria:
Scenda, o Gesù, il Tuo Sangue sopra di me per fortificarmi e sopra il demonio per abbatterlo”.
O Gesù, quando considero il grande prezzo del Tuo Sangue, gioisco per il Suo grande valore, dato che
una sola goccia sarebbe bastata per tutti i peccatori. Benché il peccato sia un abisso di cattiveria e
d’ingratitudine, tuttavia il prezzo pagato per noi è assolutamente incomparabile
.” – (Suor Faustina Kowalska).

Giovanna Bisconti

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