Commento al vangelo della Seconda Domenica di Pasqua

Cristo, Verbo incarnato

Contemplando il vangelo odierno scrive Agostino: «Nella carne Cristo ebbe fame e sete, mangiò, bevve, si stancò, riposò, dormì; nella carne tutte queste cose: in peccato mai. In essa soffrì e si manifestò uomo il Dio nascosto, che cercava l’uomo nell’uomo, che cercava l’uomo perduto attraverso quello accolto; in favore dell’uomo in essa soffrì cose indegne da parte degli uomini. […] La Verità risuscitò carne vera. La Verità mostrò ai discepoli carne vera dopo la risurrezione. La Verità mostrò cicatrici di carne vera alle mani che lo toccavano». Cosa significano le parole di Agostino?

Nel mistero della Risurrezione

La carne umana è il segno visibile della nostra fragilità, della realtà della polvere di cui siamo fatti e che si corrompe, imputridisce, si sfoca e svanisce. La carne umana ha come fine naturale la morte. Ma la verità del reale, se consideriamo l’esperienza cristiana nella totalità dei suoi eventi e ci addentriamo nel Mistero di Cristo, non consuma lo sguardo sulla carne morta, ma su quella risorta. Attraverso Cristo la creaturalità umana non ha come proprio fine la dissoluzione, ma la vita eterna. Più di ogni altro mistero, la Resurrezione rimane in noi parola grande e vuota, percepita come lontana illusione che non può toccare la vita, tanto straordinario è il contenuto dell’azione divina.

Come Tommaso

Rimaniamo increduli, come Tommaso. Le parole che il Signore rivolge a Tommaso sono preghiera rivolta a ciascun uomo: «Tu che stai di fronte alla mia Resurrezione, non lasciarti ingannare! La mia carne risorta è per la tua carne risorta, perché tu non morissi. Sei fatto per l’eternità». Al culmine del mistero cristiano la comprensione umana si arresta, ed è lì che bisogna farsi raggiungere dalla grazia, dal soffio dello Spirito di Dio. In questo spazio mistico si può solo credere, affondare le mani nel mistero della morte, dentro le piaghe della carne risorta di Gesù.

Credere

Credere vuol dire respirare la Resurrezione, appropriarsi del mistero di Cristo per la nostra vita: nel Verbo risorto anche la creatura umana è risorta. Per sempre. Come scrive don Giussani: «Al di fuori della resurrezione di Cristo, tutto è illusione: ci gioca. Illusione è una parola latina che ha come ultima sua radice la parola “gioco”: siamo giocati, giocati dentro, illusi». È l’illusione che ci fa percepire non amati da un Amore che consuma ogni parte del suo esistere per salvarci dalla morte. Possiamo allora affermare con forza che l’amore alla Verità è amore al proprio destino di risorti

Che il Signore possa custodire ciascuno di noi nella grazia della Resurrezione.

Elisabetta

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