La liturgia odierna – come ogni liturgia – è troppo ampia per essere condensata in qualche riga, in una serie di parole. Oggi, però, in particolar modo perché il mistero da meditare è così ampio che posso venire anche le vertigini: l’Immacolata Concezione e il suo Eccomi.

Vi confesso che un tempo una festa che mi planava quasi sopra la testa tanto la vedevo alta, troppo alta. Una donna tutta pura, tutta bella, senza macchia. 

Ed io? E noi? Qual è il nostro posto in questa festa di tutta luce? Una delle possibili risposte è un contenuta nella dialettica tra questa domanda: “Dove sei?” e la risposta ad essa. 

Leggiamo un piccolo estratto dalla prima lettura tratta dal libro della Genesi (Gn 3, 9 – 10): “[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto»”. 

Da una parte vi è Dio dall’altra Adamo, il secondo ha appena mangiato del frutto dell’albero, ha disobbedito al comando di Dio Padre, ha messo in atto quello che tutti noi conosciamo come il “peccato originale”. Ciò che però mi sta a cuore non è vedere tanto l’atto quando le conseguenze dell’atto, quando Adamo ed Eva percepiscono i passi del Signore hanno un unico istinto: fuggire, scappare, nascondersi, cercare di evitare la presenza del Signore. E’ la dinamica tipica del peccato, quando uno pecca, il primo istinto è allontanarsi da Dio, nascondersi dal suo sguardo, evitare di avere a che fare con Lui perché abbiamo errato, siamo caduti, sentiamo la nostra inadeguatezza e tiriamo su muri tra noi e Lui. 

E invece qual è il nostro fine? Per cosa siamo nati? Ce lo dice Paolo nella lettera agli Efesini (Ef 1, 4): “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”. Qual è il nostro posto? Essere di fronte a Lui nella carità. La lettera di Paolo continua sempre con questa precisazione: “In Cristo” – “In lui” proprio per rimarcare il senso di unità, comunione, relazione tra noi e Dio. Qui non vi è più nessun muro, siamo finalmente di fronte a lui, faccia a faccia senza nessun ombra di paura, con il volto scevro da ogni angoscia. 

Per passare da quella fuga a questa intimità vi è un passaggio necessario: Maria. Quel “No” detto all’inizio da Adamo ha bisogno di un “Sì” più grande, più abissale, il Sì  di Dio alla nostra umanità, solo Dio può sanare l’abisso del peccato originale ma al Si di Dio occorre rispondere con un altro Si, quello di Maria. Un Sì da cui ripartire, perché la vita umana è tutto un ricominciare ogni istante da capo, con fatica, con umiltà, con stupore. 

Di fronte ai nostri sbagli, di fronte alle nostre vesti sporcate dal peccato, per utilizzare un’immagine, quella della veste, che conosciamo dall’infanzia, possiamo o fuggire, come Adamo, nasconderci, creare muri oppure tornare al Padre in particolar modo nel Sacramento della Riconciliazione (o Confessione) e abbattere insieme quel muro e ricominciare da capo con semplicità, serenamente come un figlio con un Padre.

Maria questo aveva compreso, pur essendo senza peccato originale o forse grazie a ciò sapeva che di Dio non occorre avere terrore, occorre fidarsi ed affidarsi sempre e comunque, soprattutto quando il peso dei nostri peccati pretenderebbe di farci fuggire da Lui e da noi. 

Buona festa dell’Immacolata. 

Altri testi sulla Parola di Dio: Lievito-nella-pasta/

Condividi questa pagina!