Tra i riti del lunedì mattina affinché la settimana parta con il gusto giusto, c’è la lettura di Letti da rifare di Alessandro D’Avenia sul Corriera della Sera. Un “Monday must” affinché il lunedì come, qualsiasi altro giorno della settimana, non mi scivoli addosso e non mi viva ma io posso viverlo. Ogni settimana il Prof 2.0, come ama firmarsi in alcune occasioni, dona ai suoi lettori una bella ed esaustiva riflessione su un tema che spesso è d’attualità. In questa ultima uscita di Lunedì 18 Febbraio lo scrittore di diversi romanzi sull’adolescenza si domandava “Dove sono i tuoi occhi?” e nel mentre che i miei di occhi avidamente consumavano parola dopo parola l’articolo, sono divenuto consapevole che esso stava rispondendo ad alcune domande che avevo dentro e che, in alcuni casi, avevo messo nero su bianco in questo piccolo spazio di condivisione: “Perché un nuovo blog? Non ne esistono già tanti? Perché scrivo? E per chi scrivo?” 

D’Avenia, in una prima parte, elabora una profonda analisi problematica della nostra realtà societaria e ne conclude che in questi tempi è difficile per noi “incontrare” la realtà, siamo quasi, per non dire totalmente, disabituati a saperla leggere e decodificare, da ciò si diffonde una profonda incapacità di accoglierla, amarla ed in seguito di esprimerla, ridonarla agli altri. Tra i nemici di questo “incontro” con la realtà egli identifica senza alcun dubbio ma anche senza demonizzarlo: lo schermo che sia del pc, della televisione, dello smartphone ed anche del tablet, oltre allo adesso, nella schiera dei nemici, vi sono in ordine di scrittura: “Abitudine, Indifferenza, Pienezza di sé, Pregiudizio, Comodità”.

Una diagnosi impietosa ma credo vera, a cui non posso che dare credito e seguito, ma vorrei andare al di là di questo “accredito” intellettuale, cercando di mettere in atto ciò che lui stesso nella conclusione invita a compiere:

Per liberare l’ego dalla prigione del «dispetto» e del «disamore», il letto da rifare oggi è proporsi almeno un «esercizio di rispetto» al giorno, fissando l’attenzione su una «vita» (anche la nostra) che abbiamo sotto gli occhi per incontrarla, fino a sentire il peso luminoso della sua unicità per poi difenderla e accrescerla. Basta chiedere a chi abbiamo vicino ogni giorno quale sia la sua gioia o il suo dolore più grande; prendersi cura di una pianta; chiedere «come stai» e ascoltare la risposta senza interrompere; leggere una poesia; pregare; camminare senza cellulare e senza meta se non tutto ciò che incontriamo; toccare la corteccia di un albero; osservare un volto durante una chiacchierata, tenendo spento il telefono…Rispetto: fare un passo indietro, prestare attenzione, nel silenzio aprirsi, per ricevere la presenza corposa di cose e persone, senza scappare per paura di lasciarsi ferire. Potrebbe allora accadere un incontro. Persino un amore. Dove sono i tuoi occhi?”

Per “liberarmi” da questa incapacità “di ritorno”, perché, ne sono sicuro, un tempo sapevamo vivere nel reale e raccontarlo, vorrei impegnarmi in questo piccolo ma fondamentale esercizio di rispetto ed attenzione, osservare e custodire qualche frammento della vita di ogni giorno per poi ri – dipingerlo qui con l’inchiostro virtuale e se volete possiamo farlo insieme, sarà divertente e risanante creare un mosaico di vita che abbia i nostri occhi, che abbia il nostro cuore.

Condividi questa pagina!