In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte” (Mt 17, 1) inizia in una maniera molto semplice, molto lineare, molto amichevole: Gesù prende con sé tre dei suoi più stretti amici, tre discepoli e li porta su un monte. Da lì a pochi istanti vivranno un’esperienza luminosa, gloriosa, impressionante, un’esperienza unica per l’intensità e la gioia che provoca in essi tanto da far esclamare a Pietro: “Signore, è bello per noi essere qui” (Mt 17, 4).

Questo monte, però mi fa pensare ad un altro monte, un monte – a prima vista – meno glorioso, meno piacevole, meno allettante ed attraente: il monte del Calvario. Sì perché credo che dentro di noi alberghi la perenne tentazione di voler cristallizzare e benedire i momenti belli, luminosi e invece allontanare, esorcizzare, maledire i momenti dolorosi, bui, i momenti della “prova” come se non fossero due facce della stessa medaglia.

Infatti non è un “caso” che mentre qui Pietro afferma con forza: “Facciamo tre tende!”, lì, sull’altro monte, sotto quella Croce non si è presentato, è risultato assente, è scappato. Invece nell’uno e nell’altro momento occorre “stare”, occorre abitare come ha fatto Maria, madre di Dio e modello di ogni cristiano infatti così recita il celebre Stabat Mater: “Con te lascia ch’io pianga, il Cristo crocifisso finché avro’ vita. Restarti sempre vicino piangendo sotto la croce: questo desiderio”. Non si può capire il primo monte senza il secondo, non si può comprendere la Risurrezione senza la Croce ed ovviamente viceversa perché Cristo, nostra speranza, è risorto e con questa forza vivere ogni istante con serena fiducia ed abbandono nella sua Provvidenza. 

Inoltre non rifiutando, non avendo il terrore di queste situazioni, potremmo imparare ad abitare le stanze più buie della nostra vita e viverle con quella gioia che nasce dall’accettazione del reale che ci può rendere l’animo lieto e pieno di gratitudine per quello che c’è e non per quello che dovrebbe essere.  

E quindi in questo momento così confuso, agitato per i motivi che ben sappiamo, invece di “scappare”, occorre “stare”, occorre “abitare” anche le situazioni sempre più confuse confortandoci, se ci prende un po’ di panico, con le parole di Padre Pio: Prega e spera non agitarti. L’agitazione non giova a nulla. Dio è misericordioso e ascolterà la tua preghiera”.

Buona II Domenica di Quaresima.

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