Vi è mai capitato di riflettere sulla vostra vita e non capire un granché? Vi è mai capitato di cercare risposte sulla vostra esistenza e non trovarle? Avete mai provato un forte senso di confusione e di disorientamento nella vita di tutti i giorni?

Il protagonista della scena degli Atti degli Apostoli odierna (https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20190509) vive una situazione non dissimile, è di ritorno verso casa dopo aver celebrato il culto a Gerusalemme, l’Etiopia è ancora lontana e lui sta leggendo un libro, che è più di un libro per lui e per la fede ebraica, è il libro del Profeta Isaia. Forse leggendo, cerca un risposte alla sua vita, alla sua realtà, alle sue povertà. E’ un uomo ricco ma incapace di procreare, forse è nato così, o più probabilmente ha subito interventi che lo hanno reso impotente. Fatto sta che ora, nel viaggio, riflette sulla sua condizione, sulla sua realtà cercando di trovare un senso alla propria sofferenza, alla propria mancanza. Infatti il passo da lui scelto:  “Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita”. è molto simile e non è un caso a quello del quarto Carme del Servo Sofferente (Is 53, 7).

Mentre legge e medita questo brano, gli si avvicina Filippo, un uomo inviato da Dio. Filippo stesso sta vivendo una situazione non semplice infatti come molti altri cristiani è vittima della persecuzione scoppiata a Gerusalemme ed era stato costretto a fuggire ed annunziare il Vangelo altrove.  Raggiunge l’Etiope e gli rivolte una piccola e semplice domanda «Capisci quello che stai leggendo?», ovviamente Filippo non discute sulla capacità di lettura del suo interlocutore ma sulla possibilità o meno che lui possa comprendere il senso profondo delle letture, quel senso che può parlare alla sua vita ed ogni vita. L’etiope non esita molto e subito afferma con grande intelligenza «E come potrei capire, se nessuno mi guida?» ed invita Filippo a sedersi al suo fianco, mentre la strada scorre lenta davanti a loro.

Qui avviene la svolta della vita dell’Etiope, da un semplice e coraggioso gesto di umiltà fiorisce una nuova esistenza. Filippo lo introduce alla scoperta del Cristo, alla sua vita, al suo messaggio e sopratutto gli indica che il protagonista di quel Carme, prima incomprensibile, è proprio lui, il Cristo, che ha sofferto, è morto ed ora è Risorto. Piano piano l’eunuco inizia a comprendere che tutta la sofferenza che lui prova sulla sua pelle non è né insensata, né vana, né eterna ma porterà frutto, molto frutto per sé e per gli altri.

Tutto cambia, passano i km e appena scorge una pozza d’acqua domanda il battesimo e rinasce a vita nuova.  Un cambiamento enorme per la sua vita e per il suo cuore, prima vagava errabondo e ora invece ha trovato un Padre che lo ama. Tutto è nato dal suo gesto di profonda umiltà:  E come potrei capire, se nessuno mi guida? e dall’accoglienza da parte di Filippo di questo grido di aiuto, a questa richiesta di salvezza.

A volte basta poco, basta un sincero atto di vera umiltà per far sì che le nostre vite di fede, spesso intrecciate ed intricate, possano trovare il bandolo della matassa ma il tutto non può essere fatto da soli, come ci istruisce questo passo scritturistico, ma necessità di uomini di Dio che, forgiati nella preghiera e nella carità, come lo era Filippo, ci possano aiutare a tirare i fili giusti affinché ogni matassa possa districarsi, affinché ogni esistenza possa trovare il suo ordine e il suo equilibrio.

Condividi questa pagina!