Siamo giunti, dopo aver posto sotto la lente la vita con il prossimo, alla terza ed ultima parte del nostro camminare all’interno dell’esame di coscienza. Oggi vedremo la parte forse più complessa perché poco esplorata: il rapporto con il sé. Spesso infatti siamo più abili nell’individuare le storture nelle relazioni “esterne”: con Dio, con il prossimo; invece il nostro sé spirituale può essere lasciato all’incuria come un giardino da troppo tempo non custodito, come se non suscitasse il nostro interesse.
Il sé come un giardino
Continuando con l’immagine del giardino, andiamo ad osservare se le aiuole sono curate, se le erbacce sono state estirpate, se gli alberi sono in salute e così via. Un giro al giorno permette di tenere il giardino custodito e curato, iniziamo l’esplorazione chiedendoci:
- So guardare a me stesso riconoscendo i doni che il Signore mi ha fatto?
- Metto a frutto i talenti che ho ricevuto?
- Riesco a riconoscere i miei limiti ed i miei difetti? Li so accettare?
- Accetto le critiche con umiltà oppure sono superbo ed arrogante con chi mi corregge?
- Ho cura del mio ambiente, della realtà in cui vivo?
- In che relazione mi pongo nei riguardi del Creato?
- Come vivo la mia sessualità? Coltivo pensieri ed azioni non limpidi?
- Che rapporto ho con il mio corpo? Esagero nel mangiare, nel bere, nel fumare o cerco di essere equilibrato?
- Ho sempre accettato la vita nascente? Considero la vita sacra?
- Cerco di essere sempre sereno e gioioso oppure scarico sugli altri i miei malumori e le mie tensioni?
- Cerco di essere un buon ed onesto cittadino?
Ecco a noi un piccolo elenco su cui porre attenzione senza fretta e senza ansia, la cura necessità di tempo e calma. A me non resta che lasciarti in compagnia di queste domande e con un augurio che ha il sapore di un’esortazione: “Abbi cura di te”.
Paride