Questa tappa del viaggio ci porta ad intrecciare la storia di Giuditta con quella di un’altra donna, suor Maria Laura Mainetti: due eroine del quotidiano.
Dio dell’impossibile
Il discorso di Giuditta era stato sorprendente e piene di saggezza erano state le sue parole. Ozia glielo riconosce ma non può rimangiarsi la parola data, che prevedeva la resa di tutti gli abitanti di Betulia entro cinque giorni, qualora Dio non fosse venuto in loro soccorso. Dunque con una logica tutta umana, Ozia prega Giuditta di chiedere al Signore che un’abbondante pioggia scenda a riempire le cisterne d’acqua di Betulia cosicché il popolo non muoia di sete e sia salvo.
Ozia si aspetta che il Signore soccorra il popolo nel modo più naturale possibile: una pioggia e via. Quante volte anche noi, dinanzi a un problema, ci rivolgiamo a Dio e quasi Gli suggeriamo la soluzione?
Ma Giuditta ce lo aveva ricordato all’inizio: i pensieri e i disegni di Dio sono diversi dai nostri. E così le sue parole, da sagge, diventano profetiche e alla ‘preghiera del possibile’ di Ozia, ella risponde: «Ascoltatemi! Voglio compiere un’impresa che verrà ricordata di generazione in generazione ai figli del nostro popolo. […] Il Signore per mia mano salverà Israele» (Gdt 8, 32-34).
Funziona così con Dio: noi chiediamo ciò che è possibile, Lui ci risponde e ci sorprende con l’impossibile.
Eroine del quotidiano
La risposta di Giuditta non è dettata da manie di grandezza, né dal bisogno di gloria, né dalla presunzione. Anzi, credo che sotto sotto Giuditta provasse anche un po’ di paura. Però il suo “Voglio” è la sintesi della viscerale unione che ha instaurato con Dio. Giuditta è una donna che ha imparato a sintonizzare il suo cuore con il cuore di Dio. E dunque comincia a desiderare ciò che anche Dio desidera, a pregare per ciò che a Dio sta a cuore, a rispondere di sì alla Sua chiamata, a piangere per coloro per cui anche Dio piange.
Vi propongo di sostare una mezz’oretta in compagnia di questo bellissimo video sulla storia della neo-beata Maria Laura Mainetti. A un certo punto viene ricordata una frase che suor Maria Laura incarnò perfettamente e che era scritta nel cartello appeso all’ingresso della chiesa delle suore Figlie della Croce, dove spesso Maria Laura si recava.
Il cartello recitava: Entra per pregare, esci per amare. Così era la vita di Maria Laura, come racconta chi l’ha conosciuta: si svegliava al mattino e andava in chiesa per pregare, cioè per sintonizzare il suo cuore col cuore di Dio e stare da sola con Lui nel silenzio, senza leggere, né parlare. Poi usciva dalla chiesa per incontrare Dio nella gente.
Questa frase-motto è adatta anche per Giuditta, che, da vedova, trascorreva la sua vita silenziosa, nel nascondimento, nella semplicità, nella preghiera, ma sapeva anche regalare la sua presenza e vicinanza agli altri: abbiamo visto il lungo discorso che pronuncia davanti ai capi del popolo per correggerli fraternamente.
A un certo punto della vita arriva per entrambe, (e per tutti), il momento dell’impresa. Queste due donne sono chiamate a rispondere a un’urgenza di carità. Né Giuditta né Maria Laura si lasciano frenare dalla paura, anzi, decidono di combattere la paura con l’amore e la fiducia in Dio. Quando percepiamo negli abissi del cuore che è proprio Dio che ci chiama a compiere scelte d’amore e per amore, allora possiamo star certi che valga la pena dirGli “sì, lo voglio”.
Per riflettere
I sì eroici, come quello di Giuditta e della Beata Maria Laura Mainetti, non si improvvisano. Essi sono sempre il frutto di scelte evangeliche quotidiane e perseveranti che forse, di per sé, ci sembrano insignificanti, superflue, ma invece custodiscono un’eroicità che Dio vede e ricompenserà.