Il cuore – lo sappiamo tutti – è l’organo più importante del corpo. È il primo a formarsi, l’ultimo a morire. La velocità e i ritmi dei suoi battiti scandiscono il vissuto emotivo e le reazioni davanti agli eventi; alla sua grandezza e integrità sono associati l’amore e la compassione, il dolore e il dono di sé e i loro contrari. Il cuore vive di una perenne tensione di contrazioni e dilatazioni, in virtù della quale è il centro vitale dell’uomo, sia fisiologicamente sia a livello psicologico.
È il campo di battaglia dove si scontrano bene e male e, quale centro unificante, è il luogo dove, in sinergia con l’intelletto, la memoria e la volontà, si partoriscono nella libertà le decisioni e la persona, nel dialogo continuo con l’alterità del mondo e dell’altro uomo, matura e diventa veramente sé stessa.
Incarnandosi e umanandosi, Gesù stesso – Dio stesso – ha avuto ed è stato un cuore umano, un cuore di carne, di fibre muscolari e sentimenti, volontà e decisioni. Il mistero del cuore umano, che può essere guazzabuglio o mare, riviera spalancata sull’infinito o pietra, labirinto o giardino fiorito, risacca di male o utero di bene, tela di Penelope o filo di Arianna – ché il cuore umano può essere tutto questo! –, è stato assunto da Dio; anzi, Dio, accettando di avere ed essere un cuore umano, ha abitato ed è stato dal di dentro il mistero insondabile che l’uomo è e ha portato a pienezza ciò che il cuore dell’uomo può essere, inscrivendo il nostro cuore mortale nel suo mistero divino.
Per il cuore di carne di Gesù, nel cuore divino di Gesù, da e attraverso il cuore umano di Gesù è passato e rifluito l’amore trinitario, le viscere della misericordia si sono riversate sugli uomini, la cura del buon pastore ha raggiunto l’ultima delle pecorelle smarrite, la grazia che salva è scaturita come sangue e acqua, i sacramenti hanno inondato la terra, lo Spirito ha raggiunto ogni carne, la Chiesa – quella famiglia che risana la centrifuga tendenza del cuore dell’uomo alla divisione e all’egoismo – è nata e ha riempito la terra… ma soprattutto ogni cuore piagato, spezzato, ferito, atrofizzato, sclerotico è stato raggiunto e fasciato, unto, immerso nella gioia e nel flusso della vita, aperto e dilatato per l’ulteriorità e l’autotrascendenza a cui da sempre Dio l’ha chiamato, facendolo a sua immagine e somiglianza – ché il nostro cuore è a immagine del cuore sempre aperto di Dio.
Sì, perché i cuori sono fatti per essere infranti e aperti. E il cuore di Gesù è stato un cuore squarciato, lacerato, sempre aperto, mai a pezzi, dilatato a misura e dismisura del mondo, del vuoto e del pieno di ogni cuore, ma soprattutto inquieto finché tutti i nostri cuori inquieti riposino in Lui.
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Francesco Pacia