Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa!“. Quante volte abbiamo sentito questa frase in un film o in una serie TV? E’ la classica supplica del debitore di fronte ad un creditore, una supplica colma di disperata speranza davanti ad un debito troppo grande da saldare.

La “pazienza di Dio”

Nel Vangelo odierno, introdotta dalla domanda di Pietro: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli” (Mt 18, 21) vi è una scena verosimile: vi è un re che vuole “regolare i conti” con i suoi debitori, il primo ad essere chiamato ha un debito enorme, spropositato nei confronti di questo re, un debito oserei dire impagabile se non fosse per la clemenza del re che – nella sua misericordia – decide di abbonarlo. La trasposizione è facile per chi sa vederla: il re è Dio e noi siamo i suoi “debitori”, debitori di grazia.

“Tutto è grazia”

Perché vi è un verità enorme in questa pagina: noi siamo in debito con Dio in ogni istante, non possiamo vantare nei suoi confronti nessun credito. Se Dio è Creatore, a Lui “dobbiamo” la vita con tutte le sue sfumature, se Lui è redentore gli “dobbiamo” la salvezza, solo tenendo saldo questo presupposto possiamo iniziare a vedere tutto ciò che siamo, abbiamo e viviamo nell’ottica della gratuità, del dono e non del diritto e della pretesa, infatti “tutto è grazia” come ripeteva Santa Teresina su letto di morte e noi quindi diveniamo “debitori” di questa grazia.

Il verbo di Francesco: restituire!

Una volta colta e digerita (perché è dura da metabolizzare) questa verità ci restano da compiere due atti: ringraziare e restituire. Dire “grazie” alla “grazia” e sforzarci di “restituire” – per quanto ci è possibile – il dono d’amore di Dio. Infatti Dio ci inonda di bene perché ci ama, così il nostro “debito” di grazia viene a divenire un debito di “amore” e quindi l’unico modo per “restituire” a Dio qualcosa è amare. Lo aveva bene capito Francesco di Assisi, il quale inonda i suoi scritti di questo verbo: restituire. Ma chi può restituire? Solo chi crede di aver ricevuto tanto, troppo, chi invece crede di “non avere nulla” non solo non restituisce ma “prende” (verbo spesso connesso al peccato).

Occhi aperti!

Quindi domani mattina – appena svegli – occhi aperti, guardiamoci intorno alla ricerca di questa verità:  Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto? Come scrive Paolo nella prima Lettera ai Corinzi.

Altre meditazioni sulla Parola di Dio sono presenti nella nostra rubrica Lievito nella pasta.

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