Un breve spezzone di video ci da un anticipo di un bellissimo mito quello di Orfeo ed Euridice.

“Cosa ci dice il mito di Orfeo e Euridice?
L’amore salva nella misura in cui siamo disposti ad affrontare le regole della morte”.

Ma leggiamo insieme questo mito, almeno nella sua forma riassuntiva.

La storia racconta dell’amore di una coppia di sposi innamorati e felici. Egli era forse il figlio della musa Calliope e del re tracio Eagro. Euridice era una bellissima ninfa amadriade. La loro felicità durò fino a quando il giovane Aristeo, un figlio del dio Apollo, si innamorò perdutamente della donna. Euridice, però, non ricambiava l’amore di Aristeo ed era quasi spaventata dalle attenzioni che lui le rivolgeva continuamente.

Un giorno, nel tentativo di sfuggire ad Aristeo, inciampò in un serpente velenoso, che la uccise mordendola. Orfeo si disperò terribilmente e, incurante del destino, decise di scendere agli inferi per andare a riprendersi la sua amata. Gli inferi, come prefigurati dalla mitologia greca, erano pieni di pericoli e non così semplici da aggirare per un comune mortale quale era Orfeo. Egli dovette affrontare quindi numerose prove per raggiungere Ade e Persefone, il re e la regina degli inferi, gli unici in grado di restituirgli la bella moglie.

In primis dovette fronteggiare il terribile Caronte, traghettatore delle anime dei defunti. Orfeo riuscì ad ammansirlo con il suono della sua lira. Poi, con lo stesso stratagemma, riuscì ad incantare anche Cerbero, il cane a tre teste che fungeva da guardiano. Dopo aver affrontato e superato altri ostacoli, finalmente giunse al cospetto dei due sovrani degli inferi. Persefone, intenerita dall’amore di Orfeo che lo aveva spinto in un luogo tetro come quello, permise all’innamorato di riavere la moglie soltanto se, durante il tragitto che li avrebbe condotti fuori dall’Ade, egli non si sarebbe mai voltato a guardarla.

I due, Orfeo avanti e l’ombra di Euridice indietro, intrapresero così questo cammino nel tentativo di ritornare insieme nel mondo dei vivi. Ad accompagnarli c’era Ermes, il messaggero degli dei. Proprio sulla soglia Orfeo si voltò perché convinto di essere ormai del tutto fuori. Euridice, che però non era ancora uscita, scomparve per sempre.

Addolorato dalla perdita ormai irreversibile della sua amata, Orfeo pianse per sette lunghi mesi, continuando a suonare la sua lira. Da questo punto, esistono diverse versioni. Secondo Virgilio, il poeta Orfeo fu dilaniato dalle donne dei Ciconi che erano irate per la fedeltà del giovane alla moglie morta. Secondo Ovidio, invece, Orfeo morì dilaniato dalle Menadi, infuriate con lui perché aveva sviluppato una passione per gli uomini.

In tutte le versioni, però, si narra che la testa di Orfeo abbia continuato a cantare dopo essere stata separata dal corpo e gettata nel fiume Ebro. Secondo Virgilio, Orfeo viene accolto nei Campi Elisi, che rappresentano una sorta di paradiso.

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