Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».

In questa III domenica di Quaresima vi sono molti dettagli che toccano la mia attenzione non solo leggendo il Vangelo (Giovanni 5, 4 – 52) ma anche nelle letture che lo precedono: Libro dell’Esodo 17,3-7 e la lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5,1-2.5-8 (https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/).

Un aspetto, però, visto il momento storico che stiamo vivendo non può lasciarmi indifferente perché entra a gamba tesa sulle molteplici domande che affollano il mio vissuto quotidiano riguardo alla fede e sopratutto relativamente all’impossibilità di poter celebrare insieme l’Eucarestia, di poter entrare a pregare nelle nostre chiese, vivere comunitariamente alcuni momenti ecclesiastici.

Questo è proprio lo scambio di battute tra la Samaritana e Gesù relativamente al “luogo” in cui si può adorare Dio, infatti i Giudei sostenevano che si poteva adorare convenientemente Dio solo nel Tempio, sito a Gerusalemme, invece i Samaritani lo adoravano in un altro “luogo”: il monte Garizim; la risposta di Gesù alla Samaritana è folgorante ed inaspettata ed è contenuta nel brano di Vangelo sopracitato che vale la pena rileggere per chi non l’abbia già fatto.

Queste poche righe più che darmi risposte, rassicurazioni mi provocano riflessioni: esiste veramente un solo luogo in cui è possibile “pregare”? Esistono delle condizioni esclusive in cui ci viene impedito di entrare in relazione con Dio? Cosa intende Gesù per “spirito” e “verità”? Non è che forse Lui ci sta indicando un modo nuovo diverso insolito di poter “gustare” la sua Presenza mentre altre modalità ci vengono impedite? Non è che in questa quarantena, che può essere benedetta, ci chiede di fare “verità” in noi ed intorno a noi ad esempio nelle nostre relazioni?

Che possa questa “clausura” farci porre le giuste domande e insegnarci la sottile arte del “vivere insieme” a sé ed agli altri e tornare a scoprire il vero senso della preghiera.

Buona domenica!

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