La pia pratica della Via Crucis. Rito e Tradizione è un articolo del prof. Lanni su questa pratica molto praticata ma poco approfondita. Altri articoli su temi liturgici sono qui, nella nostra rubrica: ABC Liturgico.

I Venerdì del tempo di Quaresima, nel Rito romano quanto in quello Ambrosiano, sono segnati da una pratica pia che affonda le sue radici nella pietà popolare verso il Cristo sofferente sviluppatasi fra il XII e il XV secolo: la Via Crucis.

Via Crucis, Santuario di San Camillo de Lellis, Milano.

Origini della Via Crucis La pratica della via dolorosa che ripercorre il cammino fatto dal Signore Gesù dal Pretorio fino al Golgota affonda le sue radici nella pietà popolare e in questa trova anche la variabilità (iniziale) del numero di “tappe” che i fedeli utilizzavano per meditare sul percorso del Signore, le cosiddette stazioni. La tradizione, come ovvio, trae spunto da due fonti: quella Scritturistica e una seconda, apocrifa, da cui derivano anche i momenti non riportati nella Scrittura, come l’incontro di Cristo con sua Madre o le tre cadute. Già a partire dal V-VI secolo, in Gerusalemme, si praticava una processione nei luoghi della Passione di Cristo, anche se non si può ancora parlare di una via Crucis codificata; il merito di aver portato nell’occidente europeo tale pratica fu dei pellegrini che, rientrando dai viaggi in Terra Santa, cercavano di riprodurre nelle proprie comunità la pia pratica vissuta a Gerusalemme. L’esempio più indicativo è quello di Bologna, dove era stato creato un percorso che si snodava tra le sette chiese dedicate a Santo Stefano. È però col medioevo che s’inizia a predisporre una Via Crucis più simile all’attuale. Dobbiamo giungere al XIII secolo perché si possa parlare di stazioni. Nel XV secolo, soprattutto nei Paesi Bassi e in Germania, tre devozioni tendono a fondersi per formare una Via Crucis più lineare, anche se vi erano diverse interpretazioni, ad esempio per l’inizio della “prima stazione”, ben quattro erano le diverse versioni. Questa diversità necessitava però di un’unica versione, e questa fu realizzata in ambienti francescani spagnoli nella prima metà del XVII secolo, divenendo quattordici stazioni disposte in un unico ordine. Nell’Anno Santo 1975, ai pellegrini che giungevano a Roma, era offerto il “libro del pellegrino”, dove figurava la Via Crucis tradizionale e, in alternativa, la Via Crucis biblica. Naturalmente quest’ultima non intende sostituire la tradizionale, ma rileva meglio aspetti della Passione del Signore Gesù [1].

N. Fumo, Gesù caduto portando la croce, 1698.

Le Stazioni della Via Crucis

Si è detto dell’introduzione di una Via Crucis biblica, lievemente differente da quella della tradizione, introdotta nel 1975, ma anche riproposta dal Pontefice Giovanni Paolo Secondo nel 1991, in occasione della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo. Osserviamo in maniera speculare le stazioni della tradizione devozionale e quelle della Via Crucis biblica, elaborata anche a motivo della scarsità di fonti da cui attingere per l’elaborazione di un rito che potesse contenere anche una giusta traccia meditativa.

La prima stazione della tradizione è “La condanna a morte di Gesù”, mentre quella biblica è commemorativa di “Gesù nell’Orto degli ulivi” [2]; la seconda della devozione è commemorativa di “Gesù caricato del peso della croce”, commemorato nella settima biblica, mentre la versione biblica propone il tradimento e l’arresto del Signore. [3]. La terza, nella tradizione commemora la prima caduta di Gesù, mentre biblicamente la condanna da parte del Sinedrio [4]; la quarta della tradizione commemora il commovente incontro con Maria, accompagnato dalla lettura della profezia del Vecchio Simeone «e anche a te una spada trafiggerà l’anima» [5], mentre quella biblica commemora il tradimento di Pietro [6]. La quinta propone nella devozione la figura del Cireneo, invece proposto nella biblica all’ottava [7]. La sesta devozionale accompagna una delle tradizioni più diffuse, quella del Velo cosiddetto della Veronica, commemora infatti S. Veronica che asciuga il volto sofferente del Signore, meditando sul testo di Isaia, 53 e la figura del Servo sofferente. Si contrappone, nella Via Crucis biblica la stazione della coronazione di spine [8]. Settima stazione, tradizionale, la seconda caduta del Signore, seguita dall’ottava, il lamento delle pie donne, anche ricordato nella nona stazione biblica [9]. Nella devozione segue, alla nona, la terza caduta. La decima stazione della Via Crucis biblica ricorda la crocifissione, presente alla undicesima della tradizione [10], che invece, alla decima ricorda la spoliazione delle vesti. Inedito il ricordo dell’undicesima della biblica: Gesù che promette il Regno al ladrone pentito [11]. La dodicesima stazione ricorda per entrambe le versioni il Cristo crocifisso, che muore nella tradizionale, che vede ai suoi piedi la Madre e il Discepolo amato nella biblica. Quest’ultima commemora la morte nella tredicesima stazione, mentre la tradizione vi commemora la deposizione. La quattordicesima, conclusione del percorso, ricorda sia nella tradizionale che nella biblica, la deposizione di Cristo nel sepolcro.

Bisogna annotare che, talvolta, alcuni concludono il rito con la commemorazione della quindicesima stazione, ovvero la Risurrezione, nell’idea che la preghiera cristiana nella contemplazione della passione non può fermarsi alla morte, ma deve guardare al di là, allo sbocco di cui i Vangeli ci parlano, alla Risurrezione. Tuttavia, è bene evitare tale commemorazione, proprio per mantenere l’aspetto meditativo della passione del Signore.

S.S. Francesco, Venerdì Santo, 2014

Le interpretazioni

La prima interpretazione della via dolorosa che corre alla mente è sicuramente quella legata al Colosseo, luogo distante da Gerusalemme, nel cuore della città di Roma. Nell’Anno Santo del 1750, indetto da Papa Benedetto XIV, vengono erette in questo monumentale anfiteatro 14 edicole e una grande croce. Per volontà dello stesso Pontefice, il 19 settembre del 1756 il Colosseo viene consacrato alla memoria della Passione di Cristo e dei martiri. Duecento anni dopo, nel 1959, Giovanni XXIII ripristina il rito della Via Crucis al Colosseo, poi ripreso da Paolo VI nel 1964. La prima Via Crucis presieduta dal Giovanni Paolo II al Colosseo, nel 1979, è accompagnata della meditazione su testi di discorsi di Papa Montini. Dunque, senza dubbio la prima interpretazione è collegata alla memoria dei Martiri, molti dei quali morti in quello o in simili anfiteatri romani. La Passione di Cristo è associata alla passione di coloro che hanno effuso il proprio sangue a testimonianza della Fede. In secondo luogo, la Via Crucis può essere intesa come “via della sofferenza” di Cristo ma anche di tutti coloro che patiscono in vita. A ricordarlo è, nel 2005. il Pontefice Giovanni Paolo II che, ormai malato non potrà prendere parte alla tradizionale ricorrenza in occasione del Venerdì Santo e nel suo messaggio scrive: «Sono spiritualmente con voi al Colosseo, un luogo che evoca in me tanti ricordi ed emozioni, per compiere il suggestivo rito della Via Crucis, in questa sera del Venerdì Santo. L’adorazione della Croce ci rimanda ad un impegno al quale non possiamo sottrarci: la missione che San Paolo esprimeva con le parole “Completo quello che manca nella mia carne ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 2-4). Offro anch’io le mie sofferenze, perché il disegno di Dio si compia e la sua parola cammini fra le genti. Sono a mia volta vicino a quanti, in questo momento, sono provati dalla sofferenza” [12]. Le meditazioni erano dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger. “La preghiera della Via Crucis – scrive nella presentazione – si può intendere come una via che porta alla comunione profonda, spirituale con Gesù, senza la quale la comunione sacramentale rimarrebbe vuota”[13]. Sulla tematica della via della misericordia Ratzinger tornerà l’anno successivo da Pontefice. Nel 2006, Benedetto XVI, in occasione della tradizionale Via Crucis al Colosseo definirà la via dolorosa come via della sofferenza, ma anche della misericordia: la misericordia che pone un limite al male. Quest’ultima affermazione del Pontefice tedesco ci porta direttamente alla terza interpretazione possibile della Via Crucis: una via della Misericordia. Nel 2016, anno giubilare straordinario della Misericordia, indetto dal Pontefice Francesco, il Cardinale Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Gualtiero Bassetti, ebbe a scrivere: «La misericordia  è il canale della grazia che da Dio arriva a tutti gli uomini e le donne di oggi. Uomini e donne troppo spesso smarriti e confusi, materialisti e idolatri, poveri e soli. Membra di una società che sembra aver rimosso il peccato e la verità», questo nell’introdurre proprio la Via Crucis al Colosseo [14].

La Via Crucis è, poi, soprattutto via d’amore. Amore paziente, amore silenzioso, amore concreto di Colui che è arrivato a donare la propria vita per la redenzione del mondo.

Certamente, dunque, ripercorrendo la via della Passione del Signore attraverso la pia pratica della Via Crucis, significa prima di tutto percorrere con Cristo le ultime tappe della sua vita terrena. Alla sua sofferenza commemoriamo associata la sofferenza dei Martiri, che hanno dato la propria vita per testimoniare la Fede. Alla sofferenza dei Martiri si associa la sofferenza del mondo: di ogni uomo, di ogni donna, di tutti coloro che soffrono e che offrono la propria sofferenza come Cristo. La sofferenza e il male, tuttavia, conoscono un limite invalicabile che è l’infinita Misericordia di Dio. Ed ecco che la via dolorosa è anche via della Misericordia. Il Padre Misericordioso che per amore ha donato il suo unico Figlio in riscatto dei nostri e dei peccati del mondo ci insegna a percorrere con lo stesso amore silenzioso e integrale la via dolorosa della Passione del Figlio perché in essa riusciamo ad amare con lo stesso amore incondizionato.

Prof. Cristian Lanni

[1] cfr. Comitato Centrale della Chiesa Cattolica Romana, Libro del Pellegrino, Anno Santo 1975.

[2] cfr. Mc. 14,32-36.

[3] cfr. Mc. 14,45-46.

[4] cfr. Mc. 14,55.60-64.

[5] Lc. 2,35.

[6] cfr. Mc. 14,66-72.

[7] cfr. Mc. 15,21-

[8] cfr. Mc. 15,17-19.

[9] cfr. Lc. 23,27-28.

[10] cfr. Mc. 15,24.

[11] cfr. Lc. 23,39-42.

[12] Giovanni Paolo PP. II, Messaggio ai partecipanti alla Via Crucis al Colosseo, 25 marzo 2005.

[13] Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, Via Crucis al Colosseo: Meditazioni del Cardinale Joseph Ratzinger, 25 marzo 2005. Presentazione.

[14] Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, Via Crucis al Colosseo: Meditazioni del Cardinale Gualtiero Bassetti, 25 marzo 2016. Introduzione.

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