La preghiera è un cammino è una meditazione sul Vangelo di Luca al capitolo undici.

Il brano evangelico di oggi ha un tema: la preghiera. Settimana scorsa eravamo dentro la soglia della casa di Betania e il confronto tra Marta e Maria ci aveva indicato delle priorità per vivere una vita non troppa dispersa, non troppo appesantita. Il Vangelo di oggi, subito successivo a quell’episodio si apre con un ritorno, Gesù torna dai suoi discepoli dopo aver pregato e immediatamente suscita stupore, curiosità, interesse e da lì nasce la richiesta umile e meravigliosa di un discepolo: “Insegnaci a pregare!”

Ecco il primo punto ed essenziale: pregare non è una cosa del momento, non esistono formule né ricette, pregare è un processo, una crescita, un’esplorazione, un’avventura, è qualcosa che  ha a che fare con noi, ha a che fare con il nostro cammino, è una relazione e le relazioni cambiano, crescono, decrescono, fioriscono e sfioriscono. La preghiera è dialogo e ogni dialogo, per essere fedele a se stesso, muta, si trasforma, si trasfigura, in particolar modo se è una relazione con un Padre, con un Padre che è Dio e con un Dio che è Padre.

Il miglior commento a questo Vangelo per me sono alcune scene di un film per me assai importante: Il cammino per Santiago (The Way) di Emilio Estevez. In questa pellicola vi sono diversi protagonisti che intrecciano la loro vita con e sul cammino più famoso al mondo quello per Santiago di Compostela. Ad ogni incontro si rivolgono la domanda più naturale: Perché fai questo cammino? Quale è la tua motivazione? Vi sono varie e svariate risposte che vi invito a segnarvi, perché all’arrivo alla meta, al momento dell’accredito all’Ufficio di Santiago, l’addetto pone la medesima domanda: quale è la vostra motivazione? Ed accade qualcosa di misterioso: la risposta è diversa, a volte più profonda, a volte più purificata, altre volte più sincera. 

Tutti quei km, tutti quei passi, tutta quella polvere, tutta quella fatica, tutto quel camminare sotto il sole, sotto la pioggia, tutto quel silenzio, tutte quelle confidenze, tutto quel litigare hanno avuto un effetto trasformante: hanno messo alla prova i desideri, le mancanze, le richieste, le preghiere. 

A volte nella preghiera accade una cosa non dissimile, mano mano che si vive, si prega, proprio perché Dio non esaudisce i nostri innumerevoli capricci ci viene chiesto di andare a fondo: hai davvero bisogno di ciò? Non è una richiesta troppo infantile o egostica? Non è che ciò che chiedi ti può danneggiare invece che aiutare?

Riguardo a questo ci viene in aiuto un estratto dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa, (Om 25, 1-2. 4-5; PL 76, 1189-1193), che viene letto nell’Ufficio delle Letture di Santa Maria Maddalena, nella sua Festa il 22 Luglio: “Cercò dunque una prima volta, ma non trovò, perseverò nel cercare, e le fu dato di trovare. Avvenne così che i desideri col protrarsi crescessero, e crescendo raggiungessero l’oggetto delle ricerche. I santi desideri crescono col protrarsi. Se invece nell’attesa si affievoliscono, è segno che non erano veri desideri”.

Così giungiamo al cuore di questa riflessione, quando si prega e ci si rivolge al Signore occorre farsi le giuste domande, prima a noi stessi e poi al Padre, non si deve cadere nella superficialità, né nel capriccio e nemmeno nel più infantile egocentrismo, occorre sapere chiedere, avendo la salda fiducia che Lui ci donerà ciò di cui la nostra vita ha veramente bisogno e risponderà ai nostri più profondi desideri.

Muoviamo il primo passo che meta non è così lontana ma è nel seno del Padre.

Altre meditazioni sulla Parola di Dio sono all’interno della nostra rubrica: Lievito nella pasta.

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