La liturgia della parola nella celebrazione eucaristica

Proprio ieri, su indicazione del Santo Padre Francesco, abbiamo celebrato la III domenica del tempo Ordinario, dedicando un’ attenzione maggiore alla Parola di Dio.
Oggi, il nostro appuntamento, cade proprio sulla liturgia della parola che costituisce uno dei riti all’interno della Celebrazione Eucaristica.

Photo by Aaron Burden on Unsplash.

Qual è la parte più importante della Messa? La liturgia della parola o la liturgia eucaristica? Mi piacerebbe ascoltare le vostre risposte. Vorrei sottolineare, ancora una volta, all’inizio di questa condivisione, come la celebrazione non è l’insieme di tanti momenti, alcuni dei quali sono più importanti degli altri, ma è un’unica mensa alla quale attingiamo il cibo della salvezza. Ricordo, al postulandato (tempo di preparazione per l’ingresso nell’Ordine), mentre svolgevamo l’incontro di liturgia, domandai al frate professore quale era il momento in cui scendeva il Signore sull’altare. Il professore, con un accento di seccatura, mi disse che non c’era un momento specifico, quasi come se ci fosse una magia, ma tutta la Messa è celebrazione della presenza del Signore. Queste parole le porto ancora nella mente e nel cuore e mi hanno aiutato molto a comprendere la celebrazione.

Secondo me è fondamentale fare questa sottolineatura, prima di parlare della liturgia della parola inserita nella Messa, per non cadere nell’errore di pensare che il centro enfatico della celebrazione sia la consacrazione, quando tutti ci inginocchiamo, chiudiamo gli occhi, “spremiamo le meningi” (lasciatemi passare la battuta), per concentrarci il più possibile e vivere con devozione quel momento.
Anche l’ascolto attento e profondo delle “letture” è vivere la presenza di Dio ed è comunione con il Signore che ci parla come ad amici (cfr. Dei Verbum 2).
Tutta la Messa, dal segno della croce al congedo, è comunione con la presenza del Signore crocifisso e risorto.

La liturgia della parola inizia con la prima lettura e termina con la preghiera universale, ossia, la preghiera dei fedeli. Questo rito è costituito così:
– prima lettura,
– salmo responsoriale,
– seconda lettura,
– vangelo,
– omelia,
– professione di fede,
– preghiera universale.

È in questo contesto di ascolto, acclamazione e canto, che si instaura tra il popolo celebrante e il Signore un vero e proprio dialogo. Così le nostre risposte alle letture, o al salmo, o il canto dell’alleluia, sono l’acclamazione solenne alla parola ascoltata.
L’omelia è l’annuncio delle “opere mirabili” di Dio nella storia. La professione di fede è un dichiarare la propria adesione del cuore e dell’intelletto al Verbo di Dio che si incarna, mentre la preghiera universale è la risposta orante e supplice alla Parola.
Questo ritmo di lode, che coinvolge anche il nostro corpo e i nostri sensi, diventa interazione filiale con il Padre che ci parla e a cui possiamo parlare.

L’Ordinamento delle letture della Messa così spiega questo momento della Liturgia: “Pertanto la Parola di Dio, costantemente annunciata nella liturgia, è sempre viva ed efficace per la potenza dello Spirito Santo, e manifesta quell’amore operante del Padre che giammai cessa di operare verso tutti gli uomini” (n° 5).

Ci sono alcuni elementi, molto pratici, che vorrei sottolineare e porre alla vostra attenzione, perché, nel nostro piccolo, possiamo diventare per le nostre comunità, testimoni di un modo di celebrare che parli di armonia e bellezza.

ASCOLTO

A Messa non si partecipa solo con il cuore ma anche con le orecchie. L’ascolto è un elemento essenziale, primario, per poter accogliere nella nostra vita la Parola che viene proclamata (non letta) durante la celebrazione. Alcuni consigli semplici: per accogliere meglio il testo che ti viene proposto nella celebrazione a cui partecipi, arriva qualche minuto prima in chiesa e leggi le letture che verranno proclamate. Durante la proclamazione non
usare il “foglietto liturgico” o altri sussidi, per ascoltare la Parola. Impegnati con il cuore e con le orecchie ad ascoltare con attenzione. Ecco perché è importante che i lettori siano preparati e non improvvisati. È un ministero importante quello del lettore, e non può essere improvvisato.

AMBONE

È uno dei luoghi fondamentali dell’aula liturgica. Esso diviene, nello spazio celebrativo, il segno del sepolcro vuoto dal quale ogni domenica, con tono solenne, viene proclamata la resurrezione del Signore. Non è il luogo degli avvisi, delle preghiere, delle testimonianze e dei saluti. Bisogna avere coraggio, nelle nostre comunità parrocchiali, di fare determinate scelte ed educare la comunità a vivere bene l’uso degli spazi liturgici. L’ambone, sul quale saliamo per proclamare i testi sacri, è la mensa della Parola.

EVANGELIARIO

È il libro che custodisce i quattro vangeli. Possiamo definirlo il “tabernacolo della Parola”. Esso viene portato solennemente nella processione iniziale e intronizzato sulla mensa. Viene baciato dal diacono o dal presbitero, viene incensato, adornato con fiori e in alcuni casi esso è molto prezioso. Noi non siamo la “religione del libro”, ma dell’esperienza viva del Risorto, ma teniamo in alta considerazione e venerazione il libro che contiene la Parola di salvezza. Così spiega l’Ordinamento generale delle letture, al numero 36: “È quindi molto opportuno che anche attualmente nelle cattedrali e almeno nelle parrocchie e chiese più grandi e più frequentate ci sia un Evangeliario splendidamente ornato, distinto dall’altro libro delle letture. Non senza ragione lo stesso Evangeliario viene consegnato al diacono nella sua ordinazione, e nell’ordinazione episcopale viene posto e tenuto aperto sul capo dell’eletto”.

LEZIONARIO

È il libro che contiene le letture, dell’Antico e del Nuovo Testamento, che proclamiamo durante la celebrazione feriale e festiva. Esso è pensato con una particolare suddivisione che permette la lettura organica della Bibbia lungo tutto il corso dell’anno liturgico. Anche esso deve essere tenuto in grande considerazione e venerazione dall’assemblea celebrante. Esso nei giorni feriali ha una divisione per gli anni dispari e gli anni pari. Per le domeniche c’è una suddivisione triennale, anno A, anno B, anno C. Il lezionario, in versione ridotta, insieme al Messale, deve diventare il “libro di preghiera” per il laico che vuole impegnarsi in una seria spiritualità.

Qui il link della scorsa puntata.

Fra Daniele Moffa

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