«In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua».

Così esordisce la prima lettura di questa terza domenica di Quaresima tratta dal libro dell’Esodo. Un’arsura che l’avanzare di questi ultimi tempi siccitosi ci rende sempre più familiare. Un’arsura ancora più esasperata per il popolo d’Israele che se ne stava, sì schiavo, ma dissetato, nel paese d’Egitto e che invece si ritrova condotto in mezzo al deserto a morire di sete. Il popolo brontola con Mosè che a sua volta brontola con Dio che a sua volta esaudisce Mosè e il popolo facendo scaturire acqua dalla roccia dell’Oreb. «Tutti bevvero» commenta san Paolo: «bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo» (1 Cor 10,4).

La sete dell’uomo conduce alla sorgente di Cristo. Ogni sete dell’uomo, che nei suoi mille travestimenti altro non è che sete di amore, conduce alla sorgente di Cristo. Ma anche Cristo ha sete. Lo dice lui stesso alla Samaritana assetata, quando le domanda: «Dammi da bere», come quando dalla croce sospirò: «ho sete». Di te! È l’amore che mette sete, o meglio il desiderio d’amore che muove il cuore e anche le gambe, anche quelle della Samaritana, la quale però si difende dagli adescamenti di Gesù:

– Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva?

Non ho bisogno di estrarla da altri che da me stesso, le dirà Gesù. Se la vuoi la attingerò da dentro di me per donarla a te, e dopo averla bevuta non avrai più sete in eterno.

– Hai dunque un pozzo nel cuore? E com’è possibile quel che dici: ogni volta che bevo, dopo poco tempo torno ad avere sete. Come potrei non avere più sete in vita mia?

Dentro di me zampilla un’acqua nuova.

– Allora vorrei proprio berla, almeno non dovrò tornare ogni volta al pozzo, tanto più con questo sole che picchia come un martello infuocato. Ma come potrò attingervi?

Non potrai berla finché il sole nel quale ti nascondi non diventerà per te sole di verità. Solo nella verità potrai essere dissetata perché fuori della verità non potrai essere amata. Anche tu hai un pozzo nel cuore, ma il tuo secchio non vi attinge perché non cala nelle tue profondità. Finché rimani alla superficie di te stessa, sarai condannata alla sete. Va’ a chiamare tuo marito, anzi i tuoi cinque mariti, e soprattutto chiama per nome le cose che hai vissuto; non nasconderle, non sotterrarle, ti hanno inquinato ma sono parte di te, sono ciò che ti ha condotto oggi qui da me. Forse, senza tutte queste cose non ci saremmo mai incontrati. A volte anche il male diventa una benedizione! Talvolta i fiumi fanno strani percorsi per giungere al mare.

– Già, a volte anche il male fa venire sete di bene.

Io sono quel bene di cui hai sete.

Per questo, qualche tempo dopo e qualche capitolo più tardi, nel giorno della grande festa, dall’interno del tempio, Gesù si rizzò in piedi per gridare: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui» (Gv 7,37-39).

Sbaglia chi dice che l’uomo ha sete di spiritualità: ha sete di Spirito, che è altra cosa. Lo Spirito viene da un volto e passa dentro una relazione: la spiritualità è cosa di testa, fumosa, astratta, piace ma non converte, al massimo rende rispettabili, sicuramente non nuovi.

La Samaritana incontra Gesù al pozzo, incontra Lui, il suo volto, le parole che dice e come le dice. Incontra il pozzo che è in Gesù, e la vita di lei, disperatamente resa ancor più assetata da mille pozzanghere d’acqua sporca a cui s’era chinata, ora beve acqua nuova, Spirito, amore, amore puro, come mai ne aveva trangugiato. Ora, per proprietà transitiva (così funziona lo Spirito di Dio), lo stesso fiume carsico a cui ha attinto scorre dentro di lei, ora è creatura, nuova, rinata, battezzata non per immersione ma per idratazione. Così è accaduto e così accade ogni volta che dalla sete d’amore e di verità ti lasci condurre a quell’unico vero tempio le cui «acque dove giungono, risanano» perché «dove giungerà il torrente tutto rivivrà» (Ez 47,9).

fra’ Sergio Lorenzini
Ministro Provinciale dei frati minori Cappuccini delle Marche

Qui potete leggere il commento al Vangelo della II Domenica di Quaresima.

P.S. Ricordatevi di scegliere un versetto del Vangelo e un proposito da vivere in questa III settimana di Quaresima e di appuntarli nel vostro Libricino.

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