Finite le festività natalizie è giunto per tutti noi il tempo di rimettere mano al lavoro o allo studio. Anche nelle lettere paoline troviamo il riferimento alla necessità del lavorare. Esso nasce dalla consapevolezza che Paolo ha di essersi adoperato con dedizione nella sua missione apostolica, come dalla certezza di aver vissuto anche il tempo del lavoro manuale, senza stare nell’ozio o mangiare gratuitamente il pane altrui, lavorando “duramente, notte e giorno, per non esse di peso ad alcuno” (2Ts 3,8). Da qui derivano le sue esortazioni, ferme e convincenti: “Vi esortiamo a lavorare con le vostre mani” (1Ts 4,11).

Non si tratta semplicemente del comando di non vivere con le mani in tasca, dedicandosi ad una occupazione manuale. Il contesto, infatti, è quello dell’invito all’amore fraterno – il primo “lavoro” per ogni cristiano – che dona forma e contenuto ad ogni altra occupazione.

(La ricerca contemporanea è abbastanza concorde nell’affermare che Paolo fosse un fabbricatore di tende, collega di Aquila e Priscilla)
https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-che-tiene-il-bastone-giallo-e-marrone-3585856/

Lavorare con tenacia e mantenersi con l’opera delle proprie mani significa guadagnarsi da vivere in modo autonomo, senza dover pesare sulle spalle degli altri, trasformando ogni attività a cui siamo chiamati, manuale o intellettuale che sia, in dono gratuito di amore per i propri fratelli.

Don Fabio

Per chi si fosse perso la puntata precedente, eccola.

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