Oggi, 9 Aprile, nell’anniversario dell’uccisione da parte del regime nazista, pubblichiamo una delle molteplici lettere scritte dal carcere da Dietrich Bonhoeffer, questa ultima indirizzata all’amico di sempre Eberhard Bethge nella quale il teologo protestante riflette sulla sua permanenza in carcere e sui motivi che lo hanno condotto a questa scelta:

“Secondo me, in gennaio o in febbraio, sarò libero oppure verrò immediatamente arruolato. Se nel posto dove ti troverai, potrai fare qualcosa – e se lo fai volentieri – perché ci venga anche io, non farti dissuadere dai consigli altrui […] In ogni caso, ci si dovrebbe muovere subito. Dobbiamo imparare ad agire in modo diverso dagli eterni dubbiosi, il cui fallimento ci è noto dai contesti più ampi. Bisogna far chiarezza su ciò che vogliamo, dobbiamo chiederci se siamo capaci di assumerci la responsabilità della cosa, e poi dobbiamo farla con incrollabile fiducia. Allora e solo allora è possibile sopportarne anche le conseguenze. Devi sapere, poi, che non mi sono pentito neppure per un instante di essere tornato nel 1939, né di qualcosa di quel che ne è seguito […] 

E il fatto che ora io mio trovo qui recluso lo ascrivo alla partecipazione al destino della Germania cui mi ero deciso. Penso alla realtà del passato senza recriminazioni e senza recriminazioni accetto la realtà del presente”.

Un altro articolo, sempre presente nel nostro blog, su Dietrich Bonhoeffer è La preghiera del mattino. Se vi appassiona l’autore potete continuare a cercare nel nostro blog, scrivendo nella barra di ricerca il suo nome oppure acquistando una sua biografia come Bonhoeffer di Fulvio Ferrario.

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