L’osservanza della Quaresima è un articolo di commento di Fra Matteo Pietro sulla Regola di San Benedetto. Altri approfondimenti sulla Regola benedettina sono presenti nella nostra rubrica Dentro le Regole.

(RB 49)

In questo tempo di Quaresima, carissimi fratelli e sorelle, ritengo giusto dedicare un approfondimento al tempo liturgico che stiamo vivendo.

Nel determinare l’orario, San Benedetto ha tenuto conto anche del particolare carattere della Quaresima, verso cui il Patriarca aveva senza dubbio una speciale devozione e che riteneva essere molto adatto per il rinnovamento spirituale dei monaci.

Giovanni Cassiano, monaco del V secolo dopo Cristo, da idealista, applicando la sua esegesi, dice che la Quaresima è come la “decima”, il tributo che i cristiani nel mondo devono pagare. I monaci sono esenti dal pagare tale tassa, perché hanno già fatto a Dio donazione totale della propria vita, e vivono l’anno con il regime che i laici conducono in Quaresima. 

Per San Benedetto – invece – anche per i monaci questo periodo è necessario per rinnovare ed intensificare la vita cristiana e la vita interiore, protesa sempre verso Dio. Nei primi tre versetti del Capitolo della regola dedicato a questo tempo forte, il Santo Patriarca vuole far comprendere quale è il vero spirito della Quaresima per un monaco: “La vita del monaco dovrebbe avere in ogni tempo un tenore quaresimale”. Egli non intende la Quaresima come un tempo da viversi con severità e malinconia, ma anzitutto come un tempo di purezza (v.2) ed integrità.

Quale sarebbe quindi l’ideale quaresimale per i monaci?

Semplicemente vivere perfettamente come santi monaci e riparare con pratiche alle infedeltà della “quaresima” precedente.

Sempre nel versetto 2, Benedetto scrive: “Custodire la propria vita con la più grande purezza”. La Puritas qui è in un senso molto ampio e questa sentenza richiama il 48° strumento delle buone opere, “vigilare in ogni momento sulle azioni della propria vita”. È la vigilanza assidua di chi ama seriamente Dio, è il primo gradino dell’umiltà: la memoria Dei.

Il Santo Patriarca poi scende nei particolari, sottolineando che la prima e la più importante regola per un monaco in Quaresima è astenersi dal peccato, lottare contro i vizi e dedicarsi con grande impegno a certe buone pratiche.

Le quattro caratteristiche della Quaresima

San Benedetto ne evidenzia quattro: tre di carattere spirituale e una corporale.

  1. Preghiera con lacrime, si tratta di un’orazione privata, in unione anche alla compunzione del cuore, suggerita in generale dalla Regola.
  2. Lettura (divina): ha prescritto per ciò la consegna di un libro a ciascun monaco all’inizio della quaresima e ha unificato le ore di lectio, per un totale di circa tre ore di seguito.
  3. Compunzione del cuore: è lo spirito con cui chiedere perdono a Dio dei propri peccati con lacrime e gemiti.
  4. Astinenza: è l’astinenza corporale, che non riguarda solo il cibo, ma anche la riduzione del sonno, della loquacità, delle risate, delle mormorazioni generali.

Nella redazione originale di San Benedetto, a cui fu successivamente aggiunta un’appendice, si legge: Nella gioia del desiderio spirituale aspetti la santa Pasqua. La regola guida il monaco per i sentieri dell’obbedienza, pur lasciando libertà. Infatti le piccole mortificazioni individuali sono sottoposte al permesso e alla benedizione dell’abate, per evitare il pericolo di illusione, di esagerazione e soprattutto di vanagloria e per essere accompagnate dalla sua preghiera. Già nel Monachesimo antico il discepolo attribuiva alla preghiera del padre spirituale la riuscita dell’opera stessa, preghiera che veniva richiesta prima dell’inizio dell’opera. San Benedetto la riconferma e si mantiene nella tradizione autentica. Il capitolo si conclude ribadendo che tutto deve compiersi con il consenso dell’abate.

Fra Matteo Pietro

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